A2A installerà 300 MW di elettrolisi entro il 2030 per produrre idrogeno verde
di Francesco Bottino
L’idrogeno è uno dei pilastri della strategia di decarbonizzazione di A2A, che ha messo la sostenibilità al centro del suo nuovo piano industriale e che punta a installare 300 MW di capacità di elettrolisi entro il 2030, senza tuttavia sottovalutare le potenzialità dell’H2 prodotto dal ciclo dei rifiuti.
Lo ha rivelato il CEO della multi-utility lombarda Renato Mazzoncini, intervenendo nel corso dell’evento digitale “Investing in Climate Action: The Case for Hydrogen”, organizzato da Ardian, società internazionale di investimenti con cui la stessa A2A ha definito una collaborazione finalizzata a sviluppare progetti di idrogeno verde e a dar vita ad una newco focalizzata sulla transizione energetica.
“Come multi-utility noi lavoriamo sia con l’elettrone che con le molecole, e ormai tutti gli osservatori sono d’accordo sul fatto che, per raggiungere l’obbiettivo ‘zero carbon’ entro il 2050, serviranno entrambi. E per noi le molecole sono il biometano, i gas sintetici e l’idrogeno rinnovabile, che potrà essere prodotto non solo con fotovoltaico ed eolico ma anche con i rifiuti, e che in Italia può arrivare al 20% del mix energetico complessivo”.
In tema di H2, per il CEO di A2A è necessario spingere la crescita della domanda, “ma anche convertire l’attuale consumo di idrogeno grigio alla variante ‘green’ e sostenibile. Noi stiamo lavorando in questa direzione e prevediamo di installare 300 MW di capacità di elettrolisi entro il 2030, ma cerchiamo anche di capire quale può essere la sostenibilità economica e quindi il ritorno di questo nuovo business”.
Quello dell’idrogeno è un mercato ancora nella sua fase embrionale, e per farlo crescere – secondo Mazzoncini – sono necessarie una serie di misure attive, “dalla semplificazione burocratica che renda più facile e veloce avviare nuovi progetti, agli incentivi veri e propri”. Questi ultimi “dovranno essere indirizzati agli utenti, come le industrie, a cui senza un sostegno costerebbe ancora troppo convertirsi all’H2, ma anche ai produttori, per esempio nelle forma di un’esenzione delle tariffe di rete per l’energia elettrica destinata ad alimentare gli elettrolizzatori”.

Durante l’webinar organizzato da Ardian, a cui hanno preso parte nomi di primissimo piano dell’industria energetica globale – tra cui, per esempio, Patrick Pouyanné, Chairman e CEO di TotalEnergies, Fatih Birol, Executive Director dell’International Energy Agency (IEA) e Marcelino Oreja, CEO di Enagas – è intervenuto anche Daryl Wilson, Executive Director dell’Hydrogen Council, che ha fornito una panoramica dei progetti relativi all’idrogeno, sia quelli in fase iniziale sia quelli più ‘maturi’ (ovvero definiti e prossimi alla decisione finale d’investimento, o che hanno già superato questo step), a livello globale.
In base ai dati forniti da Wilson, i progetti per ora solo annunciati ‘cubano’ un valore complessivo di 262 miliardi di dollari, mentre quelli pianificati arrivano a 45 miliardi e quelli che hanno già passato con successo la FID (Final Investment Decision) ammontano a 38 miliardi di dollari. I progetti ‘maturi’, quelli rientranti nella seconda e nella terza categoria, superando quindi gli 80 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda le risorse necessarie a sostenere queste iniziative, Wilson ha spiegato che al momento sono stati annunciati fondi pubblici per 70 miliardi di dollari, mentre gli investimenti privati nel settore dell’idrogeno (l’80% dei quali rivolto a capex, il resto a R&D e M&A) aumenteranno di 6 volte entro il 2025 (rispetto al 2019) e di 16 volte entro il 2030.