Alberto Litta Modignani (VP Hydrogen di NextChem): “Idrogeno centrale nella strategia del gruppo MAIRE, ecco la nostra visione”

di Francesco Bottino

L’idrogeno fa parte, da sempre, del DNA del gruppo Maire Tecnimont – oggi ‘ri-brandizzato’ MAIRE – che nel corso dei decenni si è ritagliano un ruolo di leadership nell’industria chimica e dei fertilizzati, dove l’H2 è un feedstock essenziale, sia come EPC contractor sia come fornitore di tecnologie.

Una competenza che il gruppo fondato da Fabrizio Di Amato punta a valorizzare e a declinare ora in chiave green, alla luce del ruolo centrale che l’idrogeno avrà nel percorso di transizione energetica globale, come combustibile pulito e anche come abilitatore per la diffusione delle energie rinnovabili.

“Possiamo dire che ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto, o meglio con la giusta expertise per gestire la filiera dell’H2 in questa sua nuova veste di vettore energetico chiave per la decarbonizzazione” spiega ad HydroNews Alberto Litta Modignani, Vice President Hydrogen di NextChem, la società del gruppo MAIRE dedicata alle soluzioni tecnologiche per la transizione energetica.

Ed è per questo che, nel nuovo Piano Strategico 2023-2032 presentato dal gruppo italiano qualche settimana fa, l’H2 e la CO2 circolare costituiscono uno dei 4 pilastri su cui si fonda la nuova strategia.

“Guardiamo all’idrogeno in una doppia chiave: da un lato, stiamo già lavorando con i nostri clienti storici, soprattutto dell’industria chimica e dei fertilizzanti, per sostituire l’H2 grigio utilizzato fino ad ora nei loro processi produttivi con le varianti rinnovabile o low carbon. Dall’altro, ricerchiamo attivamente nuove opportunità di business in ambiti relativamente nuovi per noi, puntando a mettere la nostra offerta di tecnologie e la nostra competenza a disposizione di quei player dei comparti hard-to-abate (come siderurgia, cemento, vetro, ma anche trasporti), intenzionati ad utilizzare idrogeno al posto dei fuel fossili per ridurre la propria impronta carbonica”.

Un approccio trasversale e pragmatico, in cui lo sviluppo delle soluzioni per l’idrogeno andrà di pari passo con la gestione della CO2. Secondo Litta Modignani, infatti, non è pensabile che le emissioni di carbonio si azzerino in pochi anni: “Continueremo ad avere a che fare con l’anidride carbonica per un periodo di tempo non breve, e quindi dovremo imparare a gestirla, catturandola dai processi che la emettono, stoccandola, trattandola e laddove possibile riutilizzandola, per esempio in combinazione con l’H2 per generare combustibili sintetici, i cosiddetti e-fuel”.

In questo scenario, il gruppo MAIRE ha ben chiaro quale dovrà essere il suo ruolo: “Non vogliamo limitarci a fare gli EPC contractor, ma pensiamo di poter dare un contributo importante intervenendo fin dalle fasi iniziali di definizione dei progetti, e avendo quindi voce in capitolo sulla scelta delle migliori tecnologie da impiegare” assicura il manager di NextChem.

MAIRE infatti sta studiando attentamente l’evoluzione delle tecnologie relative all’idrogeno, sia rinnovabile che low-carbon, guardando a quelle già pronte e immediatamente utilizzabili ma anche a quelle che potranno arrivare a maturazione nel corso del decennio: “Il nostro obbiettivo in questo contesto è quello di essere licenziatari di tecnologie, e quindi detentori della proprietà intellettuale, ma anche abilitatori di progetti facendo leva sulla nostra capacità di integrazione e di gestione di iniziative complesse”.

Una visione che si adatta perfettamente alla principale tecnologia utilizzata per produrre idrogeno da energia rinnovabile, ovvero l’elettrolisi: “Per ora siamo integratori di soluzioni realizzate da altri, ma un domani potremmo sicuramente essere licenziatari di tecnologie, magari puntando su quelle che oggi sono ancora in una fase sperimentale ma che nel prossimo futuro potrebbero avere traiettorie di sviluppo promettenti”.

Ma come detto, la neutralità tecnologica è alla base della ‘vision’ di MAIRE, che infatti – come rivela Litta Modignani – recentemente ha brevettato un innovativo steam reformer per la produzione di idrogeno blu totalmente elettrificato, che consente da solo di ridurre del 50% le emissioni rispetto agli impianti tradizionali. “Accoppiandolo ad un sistema di cattura della CO2, la riduzione delle emissioni supera il 90%”.

Dalla teoria alla pratica, il passo è molto breve, specie per un gruppo che ha una consolidata presenza sul mercato globale. “Grazie alla nostra tecnologia Waste-to-Chemicals, sviluppata dalla nostra controllata MyREchemicals, abbiamo ottenuto un finanziamento IPCEI da 194 milioni di euro per la realizzazione della Hydrogen Valley a Roma. Inoltre siamo EPC contractor per un grande progetto di ammoniaca green sviluppato in Portogallo dalla energy company Madoqua e dal fondo danese CIP, di cui si attende la FID (Final Investment Decision) entro i prossimi 12 mesi, e lavoriamo insieme a Cummins all’installazione di un elettrolizzatore PEM da 10 MW per il TSO indiano Gail (che utilizzerà l’idrogeno per fare dei test con la sua rete di pipeline)”.

Quello che il manager del gruppo MAIRE, però, può confermare esplicitamente è che “riscontriamo un grandissimo interesse da parte del mercato soprattutto per l’ammoniaca verde, su cui siamo molto sollecitati da sviluppatori e investitori, che ci riconoscono come player storico e di riferimento in questo settore”.

Un quadro articolato, che si completa con il coinvolgimento di MAIRE in numerose altre iniziative relative alla produzione di ammoniaca green e SAF (Sustainable Aviation Fuel), su cui al momento però il gruppo non può svelare dettagli.