Almeno 1 GW di elettrolisi, 40 stazioni di rifornimento stradali e 9 ferroviarie, incentivi fiscali solo alla variante verde: le indicazioni del PNRR sull’idrogeno

di Francesco Bottino

Non solo capitoli di spesa e cifre complessive: nella versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvata dal Consiglio dei Ministri il 24 aprile, in relazione al tema idrogeno sono presenti indicazioni dettagliate sia rispetto alle tempistiche, sia riguardo la direzione strategica che le iniziative dovranno imboccare per rendere possibile la creazione di una filiera nazionale dell’H2. Direzione che pare guardare principalmente all’idrogeno verde: è infatti esclusivamente a questa variante dell’H2 che sembrerebbero essere indirizzati gli incentivi pubblici previsti dal PNRR per questo settore.

Come anticipato nei giorni scorsi, anche nella versione ufficiale del PNRR che ora il Governo ha trasmesso al Parlamento per l’approvazione definitiva, l’ammontare complessivo delle risorse stanziate per “promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno” è pari a 3,19 miliardi, a cui si aggiungono ulteriori 450 milioni di euro destinati all’idrogeno nel capitolo “Sviluppare una leadership internazionale industriale e di ricerca nelle principali filiere della transizione”, che portano la cifra complessiva a 3,64 miliardi di euro.

Nel documento viene anche stabilito un crono-programma preciso, che prevede la definizione di progetti di legge specifici riguardo ciascun settore di utilizzo dell’idrogeno entro la fine del 2021, il lancio dei relativi bandi di gara e la valutazione delle proposte progettuali nel corso del 2022, l’allocazione delle risorse definitive nel primo semestre del 2023 e quindi la realizzazione concreta delle iniziative, che dovrà concludersi entro il 2026.

Per quanto riguarda la produzione, nel PNRR vengono destinate risorse (300 milioni di euro) per finanziare l’installazione di 1 GW di capacità di elettrolisi entro il 2026, che dovrà concentrarsi nelle cosiddette ‘hydrogen valley’, da realizzarsi – almeno inizialmente, per contenere i costi – in aree industriali dismesse già collegate alla rete elettrica, dove installare elettrolizzatori (nel range 1-5 MW per ogni impianto) da alimentare con sovra-generazione FER (Fonti Enerfetiche Rnnovabili) o  produzione FER dedicata in loco. L’H2 prodotto verrà poi trasportato, verso i clienti finali industriali e del trasporto (rifornimento stazioni dedicate) via camion cisterna o, dove la aree impiegate ne fossero già dotate, via condotta in mix col metano.

Per quanto riguarda gli utilizzi industriali, il piano si concentra sui settori ‘hard to abate’ (2 miliardi di euro di stanziamento), ovvero acciaio, cemento, vetro e carta, sottolineando che quello siderurgico in particolare è il comparto dove “l’idrogeno può assumere un ruolo rilevante in prospettiva di progressiva decarbonizzazione”, con il passaggio alla produzione di DRI (Direct Reduced Iron) e alla fusione in forno elettrico, che se alimentato con metano riduce le emissioni del 30% e se alimentato con H2 verde le riduce del 90%. Una transizione che consentirà all’industria siderurgica italiana di guadagnare maggiore competitività in Europa, ma che sarà “graduale e distribuita nel tempo”.

Sempre guardando agli usi finali, il documento si concentra poi sulla creazione di una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno (con pressione anche superiori ai 700 bar) per il trasporto stradale, ovvero camion, bus e auto. Con le risorse stanziate (230 milioni di euro) si prevede di costruire 40 stazioni di rifornimento entro il 2026, “dando priorità alle aree strategiche per i trasporti stradali pesanti quali le zone prossime a terminal interni e le rotte più densamente attraversate da camion a lungo raggio (ad esempio autostrada A22 Modena-Brennero, corridoio Ovest – Est da Torino a Trieste)”. Una misura che, in base alle stime, potrebbe consentire una penetrazione significativa dell’idrogeno nel segmento degli autocarri a lungo raggio, “nell’ordine del 5-7% entro il 2030”.

Per quanto riguarda invece il trasporto ferroviario, gli interventi previsti nel PNRR (300 milioni di euro) puntano alla “conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie non elettrificate in regioni caratterizzate da elevato traffico in termini di passeggeri con un forte utilizzo di treni a diesel come Lombardia, Puglia, Sicilia e Abruzzo”. L’obbiettivo è realizzare almeno 9 stazioni di rifornimento di idrogeno su 6 linee ferroviarie, dando priorità “alle aree con possibilità di sinergie con le stazioni di rifornimento per camion a lungo raggio, per aumentare utilizzo e domanda di idrogeno e per ridurne i costi di produzione”, che dovrà avvenire in loco o in prossimità.

Grande attenzione, nel documento, viene riservata anche alla ricerca tecnico-scientifica (stanziati 160 milioni di euro), con 4 principali filoni d’intervento: produzione di idrogeno verde; sviluppo di tecnologie per stoccaggio e trasporto di idrogeno e per trasformazione in altri derivati e combustibili verdi; sviluppo di celle a combustibile; miglioramento della resilienza delle attuali infrastrutture in caso di maggiore diffusione dell’idrogeno.

Viene poi previsto un significativo intervento di semplificazione normativa su tutti gli anelli della filiera (produzione, stoccaggio e trasporto), una nuova regolamentazione della partecipazione degli impianti di produzione di idrogeno ai servizi di rete, emanato dal Regolatore dell’Energia (ARERA), e un sistema di garanzie di origine per l’idrogeno rinnovabile al fine di dare segnali di prezzo ai consumatori, emesso dal Regolatore dell’Energia (ARERA) e dal Gestore Servizi Energetici.

Infine il capitolo incentivi, le cui poche righe riservate a questo aspetto nel PNNR contengono un’indicazione particolarmente importante: il Governo scrive infatti che “la riforma prevede l’istituzione di incentivi fiscali per sostenere la produzione di idrogeno verde in considerazione del suo impatto ambientale neutro (tasse verdi), incluso un progetto più ampio di revisione generale della tassazione dei prodotti energetici e delle sovvenzioni inefficienti ai combustibili fossili; misure per la diffusione del consumo di idrogeno verde nel settore dei trasporti attraverso il recepimento della Direttiva Europea RED II”.

L’Italia quindi sembra voler sostenere, almeno in relazione all’impiego delle risorse del Recovery Fund europeo, solo e soltanto la diffusione e l’impiego della variante verde dell’idrogeno.

Infine, per quanto riguarda i 450 milioni di euro stanziati per l’H2 all’interno del capitolo sullo sviluppo della leadership tecnologica e industriale italiana, gli obbiettivi dell’intervento includono: “consolidare e creare competenze proprietarie, attraverso R&S in forte sinergia con Centri di Ricerca e Fornitori esterni; creare una catena europea nella produzione e utilizzo di idrogeno”. 

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