Bombardi (RINA): “Gli Atti Delegati sull’H2 rischiano di ostacolare lo scale-up della produzione europea”

Se avere un quadro normativo per un settore che fino a questo momento ne era totalmente privo, è sempre meglio di niente, gli Atti Delegati sull’idrogeno rinnovabile recentemente presentati dalla Commissione Europea non contribuiranno allo scale-up di una hydrogen economy continentale, ma anzi rischiano di rallentare ed ostacolare questo processo.

Ne è convinto Andrea Bombardi, Carbon Reduction Excellence – Executive Vice President del RINA, che spiega ad HydroNews: “I criteri stabiliti dalla Commissione sono molto rigidi, e l’esenzione prevista rispetto al vincolo dell’addizionalità per gli impianti che entreranno in funzione prima del 2028 prefigura una finestra di sfruttabilità di questo beneficio davvero molto breve, considerando i tempi di autorizzazione e sviluppo dei progetti di questo tipo”.

Se quindi – per il manager – avere “un qualche tipo di norma, dopo 3 anni di attesa, è sicuramente meglio che non avere nulla”, questi Atti Delegati configurano “un sistema decisamente complesso e farraginoso, che pone peraltro condizioni così rigide da rischiare seriamente di pregiudicare lo sviluppo di un’industria europea dell’idrogeno”.

Tutto ciò proprio mentre gli Stati Uniti (con l’Inflaction Reduction Act) hanno delineato un sistema di crediti d’imposta che, secondo Bombardi, sarà particolarmente efficace nel rendere competitivo l’idrogeno a ‘stelle e strisce’: “Il Governo di Washington si è mosso, come fa spesso, con pragmatismo, prevedendo un sistema di incentivi semplice, che si può applicare a tutte le tipologie di idrogeno ma che cresce di intensità se l’H2 è prodotto da energia rinnovabile, premiando questa variante rispetto a quella blu di origine fossile”.

Nella competizione che si aprirà a livello globale, quindi, l’Europa – a causa di questa nuova normativa – rischia di essere svantaggiata, anche se in realtà la produzione domestica del Vecchio Continente non avrebbe potuto reggere, in ogni caso, la concorrenza di aree del globo dove le condizioni strutturali sono migliori. E forse è proprio la consapevolezza di questa situazione ad aver partorito un quadro normativo che di fatto non punta a ‘scalare’ la produzione interna di H2.

“Sicuramente ci saranno Paesi dell’UE, come per esempio la Spagna, dove si riuscirà a produrre idrogeno verde a costi competitivi, ma in generale – secondo Bombardi – il Vecchio Continente dovrà soddisfare la maggior parte del suo futuro fabbisogno di H2 importando il vettore o i suoi derivati da quelle regioni in cui produrlo costerà di meno. Se leggendo gli Atti Delegati si tiene a mente questo scenario, forse è più facile comprendere perché si è cercato di riservare la maggior parte dell’energia rinnovabile che riusciremo a produrre all’elettrificazione diretta, ammettendo implicitamente la necessità di approvvigionarsi di idrogeno – la cui produzione interna non sarà certo semplice, proprio alla luce dei vincoli di addizionalità imposti dalla nuova normativa – principalmente da fonti extra-UE. E questo potrebbe essere un approccio in linea di massima condivisibile, dato che l’H2, in quanto molecola, è più facilmente trasportabile, anche su lunghe distanze, rispetto all’elettrone”.