Buffagni (MISE): “Sull’idrogeno possibili sinergie tra aziende italiane e tedesche”

di Francesco Bottino

Il Viceministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni ha parlato ieri con rappresentanti del Governo tedesco, in videoconferenza, per un confronto sulla definizione dell’IPCEI (Important Projects of Common European Interest) europeo sull’idrogeno “durante il quale sono emerse interessanti opportunità di collaborazione e sinergia tra aziende italiane e aziende tedesche in tema di H2”.

Lo ha dichiarato lo stesso Viceministro nel corso di un webinar organizzato oggi dal MISE per fare il punto sulla definizione della strategia italiana per l’idrogeno, la cui linee guida preliminari sono ora in fase di consultazione pubblica e “hanno ottenuto già diversi contributi”.

Buffagni ha ribadito la necessità “di lavorare in sinergia con gli altri Paesi europei sul tema dell’idrogeno” e anche di sfruttare la “favorevole posizione geografica” dell’Italia come ponte logistico per la distribuzione dell’H2 ai Paesi del centro e del nord Europa.

Parlando nel merito della strategia nazionale, definita “un masterplan che individuerà i filoni di intervento e le opportunità di sinergia tra i diversi settori coinvolti”, il Viceministro ha quindi messo in guardia: “Con l’idrogeno l’Italia non deve ripetere gli errori fatti in passato per esempio con il fotovoltaico, quando si era scelto di incentivare il consumo ma non tutta la filiera. In questo caso dobbiamo invece favorire la creazione di una catena del valore completa. Per questo vogliamo creare delle ‘hydrogen valley’ in cui possano svilupparsi, in sinergia tra loro, le attività di produzione di elettrolizzatori e di altre componenti tecnologiche, quella di produzione della molecola e quelle di utilizzo dell’H2”. Per Buffagni sarà infatti molto importante anche un sostegno diretto alla domanda, “perché i progetti vanno benissimo, ma poi ci deve essere anche un mercato in grado di sostenerli economicamente. Non vogliamo creare cattedrali nel deserto”.

Nel corso del webinar è intervenuto anche Gilbero Dialuce, al vertice della Direzione generale per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari del MISE, che ha ricordato come lo sviluppo dell’idrogeno, “importante fin da subito per la transizione di alcuni settori hard-to-abate e fondamentale nella strategia di lungo termine per poter raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione totale al 2050”, necessiterà di importanti investimenti in ricerca e sviluppo e anche di “un ripensamento complessivo del sistema energetico e della sua logistica”.

Per quanto riguarda le azioni concrete del Governo, Dialuce ha ricordato che “durante il prossimo anno verranno pubblicati i primi bandi per progetti dedicati” e che sempre nel 2021 verrà attuata una revisione del Piano Energia e Clima (PNIEC): “Al momento nel documento si stima un contributo dell’idrogeno al mix energetico nazionale dell’1%, ma si tratta di una previsione formulata diverso tempo fa, che evidentemente sarà modificata al rialzo”.

Il MISE, nell’ambito del tavolo per l’idrogeno attivato con i principali stakeholder nazionali del settore, sta anche lavorando ad un adeguamento della normativa, “fondamentale per poter poi inserire concretamente l’H2 nel nostro sistema energetico”.

Ad entrare maggiormente nel merito delle linee guida in consultazione, che serviranno da base per la strategia vera e propria, “la cui pubblicazione in forma definitiva sul sito del MISE dovrebbe avvenire nei primi mesi del 2021” è stato Francesco De Magno, consulente tecnico dello staff del Viceministro Buffagni, che ha ricordato come la roadmap italiana prevedrà diverse fasi di sviluppo dell’H2.

“Nel primo periodo, ovvero entro il 2030, sono stati selezionati una serie di cluster in cui a nostro avviso l’introduzione dell’idrogeno potrà avvenire efficacemente in tempi più rapidi. Il primo è il trasporto ferroviario: immaginiamo che nel corso del prossimo decennio potranno essere adottate locomotive a fuel cell su almeno la metà delle rotte nazionali non elettrificate, oggi operate con mezzi diesel. Il secondo cluster è invece costituito dal trasporto stradale pesante: i produttori di camion hanno dei target di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dall’UE che certamente potranno incentivare il passaggio a combustibili puliti. L’idrogeno non è l’unico, ma ha una serie di vantaggi tra cui tempistiche di rifornimento ridotte e grande autonomia. In questo filone prevediamo di poter avere 4.000 mezzi operativi e almeno 10 stazioni di rifornimento in Italia, entro il 2030”.

Il terzo dei cluster individuati, ha proseguito De Mango, “è costituito dall’industria chimica e della raffinazione, che già oggi è la principale utilizzatrice di idrogeno. In questo caso l’obbiettivo è sostituire progressivamente la variante grigia dell’H2 con quella verde, prodotta da fonti rinnovabili. Infine, l’ultimo dei tasselli che costituiranno la prima fase della strategia italiana riguarda l’immissione di idrogeno nella rete dei gasdotti in blending col metano. Al momento abbiamo accertato che una quantità di H2 pari al 2% non richiederebbe alcun intervento di adeguamento infrastrutturale, ma consentirebbe comunque di ridurre del 4% le emissioni complessive di CO2”.

Affrontando l’aspetto della produzione di idrogeno, il consulente del Viceministro ha quindi spiegato che nella strategia saranno previsti tre diversi modelli: “Una produzione decentrata di H2 vicino ai centri di consumo, soluzione questa implementabile più rapidamente e integrata nel concetto di ‘hydrogen valley’. Poi produzione in loco con trasporto di energia e, infine, produzione centralizzata in grandi hub con trasporto di idrogeno via tubo o con altre formule. Quest’ultimo modello però è probabile possa svilupparsi più avanti nel tempo, quando il mercato dell’idrogeno sarà ormai consolidato”.

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