Campanari (Polimi): “L’Europa può essere la prima a realizzare sistemi di CCS su larga scala”

di Francesco Bottino

L’Europa può diventare leader mondiale nello sviluppo di tecnologie e nell’implementazione di grandi progetti di CCS (carbon capture and storage), con l’Italia in prima fila.

Questa procedura – pur trovando applicazione in vari ambiti – risulta fondamentale per trasformare l’idrogeno grigio in idrogeno blu. Entrambi prodotti tramite steam reforming del metano (SRM), il secondo differisce infatti dal primo proprio per la cattura della CO2 naturalmente generata dal processo, che così non viene liberata in atmosfera (come nel caso del ‘grey hydrogen’).

A sostenerlo, con un breve intervento video pubblicato sui canali social di Gasnaturally – consorzio di 8 diverse associazioni europee che raggruppano gli operatori attivi a vario titolo nell’industria del gas naturale – è il Professor Stefano Campanari, esperto di idrogeno e docente del Politecnico di Milano.

“In Europa possiamo avere una posizione di leadership nel futuro, avendo un buon mix di volontà politica e competenze tecnologiche. Oltre a disporre di location adatte, che possono rendere la nostra regione la prima a realizzare sistemi di CCS su larga scala” ha spiegato Campanari.

Gasnaturally ‘spinge’ molto sul ruolo dei processi di cattura della CO2 per lo sviluppo di idrogeno pulito, e le ragioni di questa posizione non sono certo un mistero: la CCS è il sistema tramite cui poter continuare a sfruttare massicciamente il metano – commodity su cui si basa il business degli aderenti alle associazioni che hanno costituito il consorzio – anche in una futura ‘società dell’idrogeno’.

La stessa posizione più volte ribadita da Eni, in contrasto con l’altro big italiano Enel, che è invece un sostenitore del ‘tutto green subito’: il ‘cane a sei zampe’, la cui attività è ovviamente molto legata al gas, ha sottolineato in diverse occasioni la necessità di sfruttare le potenzialità dell’idrogeno blu, almeno come ‘ponte’ per arrivare nel futuro ad una maggiore diffusione della modalità verde (quella prodotta con elettrolisi dell’acqua alimentata da energia rinnovabile).

Non sorprende quindi che sia stato proprio il gruppo italiano ad aver presentato, alcune settimane fa, uno dei più grandi progetti relativi alla carbon-capture ad oggi noti. Si tratta del Ravenna CCS, menzionato dalla stessa Gasnaturally in una dettagliata scheda su tutte le iniziative in corso in questo ambito nel vecchio continente e presentato nella città romagnola del CEO dell’Eni Claudio Descalzi all’inizio di luglio.

Ravenna CCS prevede, a grandi linee, la cattura della CO2 prodotta dai vari stabilimenti dell’Eni attivi in tutta Italia e il suo stoccaggio all’interno dei giacimenti sottomarini esauriti che si trovano sotto il fondale del Mar Mediterraneo. Secondo quanto riferito da Descalzi, il progetto sarà candidato al primo bando del Fondo per l’innovazione europeo e potrà dar vita al più grande polo per la cattura della CO2 del mondo.

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