Capacità di elettrolisi: nel medio periodo (2030) il maggior contributo arriverà dall’Italia secondo Gas for Climate

di Francesco Bottino

La capacità di elettrolisi installata in Europa è cresciuta mediamente del 20% tra il 2016 e il 2019, un trend destinato a consolidarsi grazie al gran numero di progetti in ‘pipeline’. E se nella fase iniziale, la quota maggiore della capacità addizionale si concentrerà in Olanda, Francia e Germania, nel medio termine, ovvero entro il 2030, il ruolo da protagonisti lo avranno il Belgio e, soprattutto, l’Italia.

Il dato è contenuto nel recente ‘Market State and Trends’ Report redatto dal consorzio Gas for Climate, organizzazione che riunisce dieci aziende europee di infrastrutture gas, tra cui Snam, e due associazioni attive nel settore del biogas e del biometano, tra cui il CIB – Consorzio Italiano Biogas.

Il dossier analizza gli attuali e futuri trend di crescita del biometano e dell’idrogeno, analizzando in questo secondo caso tutti gli aspetti della filiera: dalla capacità produttiva alle dinamiche di costo fino allo sviluppo delle tecnologie. E proprio su questo aspetto, Gas4Climate rileva che seppure la tecnologia di elettrolisi alcalina sia attualmente quella più matura, la variante PEM sta riducendo il gap avendo ottenuto dal 2017 ad oggi un incremento dell’efficienza media del 4%, rispetto al 2% ottenuto dagli elettrolizzatori ‘alk’.

In ogni caso, secondo il consorzio, per arrivare ad una maturità tecnologica vera e propria serviranno progetti nella scala da 100 MW al GW, un salto dimensionale notevole rispetto ai livelli attuali, che tuttavia – analizzando la pipeline di iniziative annunciate – dovrebbe compiersi ben prima del 2030.

Ed è proprio sui progetti per impianti di produzione di idrogeno verde che si concentra il report, rilevando innanzitutto che il 54% di essi ha già svelato i suoi piani circa l’approvvigionamento di energia rinnovabile, che sarà eolica per il 39% delle iniziative, la quali però ‘peseranno’ per il 77% in termini di capacità.

Dalla fotografia dello stato attuale, basata sull’Hydrogen Project Database della IEA (International Energy Agency), emerge come il 55% dei progetti operativi sia ubicato in Germania, seguita dalla Gran Bretagna che ha 6 progetti di elettrolisi già operativi, altre 9 in programma e 6 progetti in programma per la produzione di idrogeno blu.

Entro il 2030 saranno ben 110 i nuovi progetti di green hydrogen che dovrebbero diventare operativi, soprattutto in Germania, Olanda, Francia, Spagna, Danimarca e Belgio, e la maggior parte di essi avrà una dimensione di almeno alcuni MW. Non è detto però – mette in guardia Gas4Climate – che tutti questi progetti annunciati diventeranno poi effettivamente operativi.

Guardando alla stessa ‘pipeline’ progettuale non dal punto di vista del numero di iniziative, ma invece da quello della capacità di elettrolisi potenzialmente messa in campo, lo scenario cambia parzialmente. Se infatti nel breve termine, ovvero entro il 2023, la maggior quantità di nuova capacità di elettrolisi (circa 1,7 GW) verrà installata tra Olanda, Francia e Germania, e nel medio termine (entro il 2027) altri 3,3 GW verranno installati tra Olanda e Francia, guardando ad un orizzonte temporale un po’ più lungo, il maggior contributo arriverà da Belgio e Italia, dove verranno installati ben 11 GW di nuova capacità entro il 2030.

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