Condotta (Gruber Logistics): “Gli incentivi europei all’H2 nella mobilità guardano solo all’offerta, mentre manca del tutto un sostegno alla domanda”

di Francesco Bottino

Piacenza – Non sono pochi gli operatori logistici pronti a investire nell’idrogeno, ma a ostacolarli c’è un quadro regolatorio e di incentivazione a livello europeo completamente sbilanciato verso l’offerta, e invece insensibile, almeno per il momento, alle necessità di supporto della domanda.

Lo ha sostenuto Andrea Condotta, Public affairs & Innovation Manager di Gruber Logistics, nel corso di Bilog – Logistics & Maritime Forum, evento organizzato da Piacenza Expo e da Circle Group con il supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale e del Comune di Piacenza, che all’H2 ha dedicato la sessione ‘Hydrogen and renewables: the opportunity of proximity energy communities for ports and logistics’.

“L’idrogeno presenta delle problematiche, ma anche degli indubbi vantaggi nel segmento dei mezzi pesanti a media e lunga percorrenza. Noi vogliamo puntare su questo vettore energetico perché lo consideriamo non certamente l’unica, ma una delle soluzioni valide per decarbonizzare la nostra flotta di mezzi composta da 700 truck e oltre 1.500 semirimorchi”.

Il problema messo in luce da Condotta, però, riguarda il fatto che “i finanziamenti europei in materia di mobilità a idrogeno, al momento, sono mirati solo a sostenere l’offerta, e non la domanda. In sostanza – ha chiarito il manager di Gruber Logistics – avremo molte Hydrogen Refueling Stations, ma pochissimi camion a idrogeno se non si introdurranno incentivi che consentano gli operatori interessati a farlo di investire in mezzi ad H2, il cu TCO 8Total Cost of Ownership) oggi è molto più elevato rispetto a quello dei modelli con propulsione tradizionale”.

Anche Alexio Picco, Managing Director di Circle Group ed esperto di fondi europei, ha confermato che nei programmi della Commissione “manca un link efficace tra domanda e offerta, e manca anche una chiara indicazione sulla traiettoria di sviluppo che si intende perseguire. Va bene la neutralità tecnologica – ha detto Picco – ma oggi gli operatori sono ‘persi’ tra moltissime potenziali soluzioni tecnologiche, e non sanno su quali investire perché non è chiaro quali verranno sostenute dall’Europa e quali invece no”.

Sempre in tema di idrogeno nella logistica, Grzegorz Pawelec, Director Intelligence di Hydrogen Europe, ha analizzato le prospettive di sviluppo dell’H2 dei fuel da esso derivati, come metanolo e ammoniaca, nel trasporto marittimo, individuando il combustibile più adatto alle diverse tipologie di nave, in relazione alla dimensione e alle caratteristiche dei traffici su cui vengono impiegate.

Marcello Romagnoli, Professore del Dipartimento di Ingegneria ‘Enzo Ferrari’ dell’Università di Modena e Reggio Emilia e Direttore del Centro H2–MO.RE, ha invece affrontato l’argomento dal punto di vista della filiera tecnologica, sostenendo la necessità “di poter sviluppare in Italia tutta la catena del valore, il che vuol dire migliaia di aziende che devono fare uno sacle-up e importante e passare da una dimensione praticamente artigianale ad una dimensione realmente industriale”.

Per Romagnoli, questa potrebbe essere l’occasione di creare “un nuovo settore industriale”, generando benefici sul territorio dal punto di vista economico ed occupazionale, “ma affinché ciò avvenga, è necessario che lo Stato intervenga, almeno nella fase iniziale, con misure in grado di ridurre il costo dell’idrogeno per l’utente finale”.

Resta comunque fondamentale, secondo il docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia, “favorire la nascita di una filiera industriale completa, per non dover dipendere, di nuovo, da Paesi terzi non sempre affidabili. Una situazione in cui, dopo quanto successo con la Russia, sarebbe bene non trovarci un’altra volta”.