Criticità, prospettive e proposte per sviluppare la filiera italiana dell’idrogeno nel nuovo report di H2IT
di Francesco Bottino
Dalla definizione in tempi rapidi una strategia nazionale all’individuazione di uno schema di supporto pubblico, finalizzato anche a costituire una filiera nazionale delle componentistica, fino al superamento dell’attuale gap normativo in materia, senza sottovalutare il ruolo della variante blu dell’H2 per le grandi utente industriali, almeno in un’ottica transitoria.
Sono questi alcuni dei molti temi affrontanti da H2IT – Associazione italiana Idrogeno e Celle a combustibile nel suo nuovo report, consultabile interamente a questo link (e accessibile anche dall’homepage di HydroNews, tramite il banner dedicato) e intitolato “Priorità per lo sviluppo della filiera idrogeno in Italia – Strumenti di supporto al settore idrogeno Fase 1”.
Il corposo documento, redatto sotto la direzione scientifica di Luigi Crema, Vicepresidente H2IT (e ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Treno), “è il frutto – spiega il Presidente dell’associazione Alberto Dossi nella sua prefazione – di un lavoro esteso e complesso che ha coinvolto 56 aziende, 11 tra centri di ricerca e Università, di cui 47 membri di H2IT e 20 partecipanti esterni, per un totale di 67 organizzazioni” e che ha come scopo l’indicazione di “quelle che secondo noi sono le priorità di azione nel contesto legislativo-regolatorio, giuridico ed economico” per sviluppare la filiera dell’idrogeno in Italia. L’azione di H2IT è rivolta principalmente ai “decisori politici, alle autorità all’interno dei ministeri e ai tecnici che a loro forniscono supporto, a coloro che sono preposti alla regolazione del settore energia nel contesto nazionale”. A tutti questi soggetti l’associazione, ribadisce Dossi, mette a disposizione “tutte le sue competenze nelle molte sfide cha abbiamo davanti a noi, a partire dalla necessaria ed importante elaborazione di una Strategia Nazionale dell’Idrogeno. Siamo convinti che questa non possa prescindere da un contributo dell’associazione che rappresento”.
Il dossier prende in esame – in apposite sezioni dedicate – tutti gli ‘anelli’ della catena del valore dell’idrogeno: produzione; trasporto e distribuzione; stoccaggio; mobilità; usi energetici; usi industriali, residenziali e feedstok e tematiche trasversali; delineando per ogni comparto lo stato dell’arte e individuando le principali criticità.
Tracciato quindi il quadro in cui il Belpaese si trova a muoversi, in tema di H2, il report identifica le priorità d’azione per ogni segmento della filiera e formula una serie di proposte per lo sviluppo del settore, che comunque – questa è la premessa fondamentale – non potrà prescindere dall’implementazione di una strategia nazionale di lunga durata per tutto il settore dell’idrogeno.
Chiarito questo, per H2IT resta fondamentale, “in questa prima fase di sviluppo” un supporto pubblico “per coprire i gap economici esistenti e risulta quindi necessario attuare schemi di sostegno dedicati e stabili nel lungo periodo, in un’ottica di neutralità tecnologica”.
Inoltre, affinché “si raggiungano gli ambiziosi target di decarbonizzazione, il tema della tracciabilità d’origine è assolutamente prioritario e propedeutico allo sviluppo delle soluzioni idrogeno”.
Di particolare importanza risulta poi il quadro legislativo: la regolamentazione, a livello sia europeo che nazionale, è fortemente carente e pertanto è fondamentale “lo sviluppo di un sistema normativo/autorizzativo, armonizzato a livello internazionale, chiaro e di una semplificazione delle norme e delle procedure amministrative che consentirebbe alle aziende coinvolte nell’intera filiera di operare, su uno scenario europeo, in condizioni favorevoli anche per gli investimenti”.
Ragionando in un’ottica di sistema, con l’obbiettivo di favorire la riduzione dei costi di produzione dell’idrogeno verde, l’associazione guidata da Dossi considera importante “rafforzare la filiera nazionale di produzione di elettrolizzatori ‘large scale’, pianificando azioni normative, fiscali e di incentivazione per lo sviluppo e l’industrializzazione e promuovendo programmi e iniziative per incoraggiare lo sviluppo di grandi impianti di produzione idrogeno green”.
Senza tuttavia tralasciare il ruolo che, nella fase di transizione, potrà avere l’idrogeno blu, che consentirebbe di soddisfare, a prezzi competitivi, le richieste delle grandi utenze industriali “garantendo flussi massivi e produzione ‘on site’ ” più di quanto, almeno inizialmente, potrebbe fare la variante verde. Infine, dovrà essere previsto “lo sviluppo e l’adattamento di una rete di trasporto nazionale dell’idrogeno, fondamentale nel medio-lungo periodo per garantire capillarmente l’accesso ad una fornitura stabile e continua di H2”.