D’Agostino (AdSP Trieste): “I porti dovranno diventare degli hub di produzione dell’idrogeno, sfruttando il mare come risorsa”
I porti del futuro non serviranno soltanto per scaricare o scaricare le merci dalle navi, ma diventeranno dei veri e propri hub energetici dove sarà possibile – anzi necessario – produrre idrogeno verde e anche usarlo per abbattere le emissioni connesse alle attività logistiche, sfruttando le opportunità offerte dalla contiguità con l’elemento ‘mare’.
Ne è convinto Zero D’Agostino, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale, l’ente che governa gli scali di Trieste e Monfalcone.
Parlando nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano locale ‘Il Piccolo’, il dirigente pubblico ha ribadito l’importanza, per i sistemi portuali, di avviare la transizione energetica: “A Trieste abbiamo accettato questa sfida. Il porto si sta dotando di mezzi elettrici e ragiona sull’idrogeno, per superare l’uso di apparecchi obsoleti. Ma rendere più ecologiche le attività dello scalo non basta”.
Restando in tema di H2, infatti, secondo D’Agostino i porti non dovranno essere soltanto degli ‘end user’ di questo vettore energetico, ma dovranno anche diventare degli hub di produzione e distribuzione: “Un porto non deve solo usare mezzi a idrogeno, ma deve produrre idrogeno. Mi dicono – precisa il vertice dell’AdSP giuliana – che è difficile trasformare l’acqua di mare in idrogeno, ma forse nel 2050 sarà possibile e i porti di acqua salata ne hanno tanta. E possono pure mettere in campo fonti alternative per produrre elettricità e quindi idrogeno green. I pannelli fotovoltaici si possono installare in mare su piattaforme galleggianti ancorate a chilometri dalla costa e pure le pale eoliche. Dobbiamo pensare a fare le cose sul mare, e sotto il mare, perché la pianificazione è in tre dimensioni”.