Dalle pagine del ‘Corriere’ un’esortazione all’Italia: “Idrogeno occasione da non perdere”
La ribalta è quella, prestigiosa, del Corriere della Sera, e le firme sono di Guido Bortoni e Stefano Grassi, professionisti che ben conoscono la materia essendo rispettivamente Senior Advisor alla Direzione Generale Energia della Commissione europea e Capo di Gabinetto del Commissario europeo all’Energia.
Il messaggio è chiaro: per raggiungere gli obbiettivi climatici fissati da Bruxelles l’idrogeno avrà un ruolo determinate, e l’Italia deve muoversi rapidamente per sostenere lo sviluppo di una filiera nazionale.
Bortoni e Grassi, nel loro intervento sul quotidiano di Via Solferino, analizzano le potenzialità di decarbonizzazione dell’H2 nell’ambito di una strategia energetica di ampio respiro che contempli un mix equilibrato tra elettrificazione e utilizzo dell’idrogeno, e ribadiscono che “la chiave” per cogliere le opportunità offerte da questo vettore energetico pulito “sta nella capacità dell’Italia di dotarsi di una filiera idrogeno significativa in tempi rapidi”.
Dalla lettera emerge un’altra indicazione di particolare rilevanza, specie alla luce del dibattito che si è innescato anche nel nostro Paese e che vede su posizioni opposte i due principali big nazionali dell’energia: ovvero il ruolo dell’idrogeno blu rispetto all’obbiettivo finale dell’idrogeno verde.
Secondo i due funzionari europei, “se la priorità sancita dall’Europa riguarda l’idrogeno da fonti rinnovabili, lo sviluppo esclusivo di idrogeno verde rischia nel breve di non avere passo ed ampiezza adeguati e di generare una competizione viziosa tra elettricità verde ed idrogeno verde per l’accesso a nuove risorse rinnovabili. Per questo la strategia Europea non pone vincoli stretti ma individua, in via transitoria, un ruolo anche per l’idrogeno low carbon con un ventaglio di meccanismi di supporto proporzionati all’effetto decarbonizzante dei diversi tipi di idrogeno. Stando così le cose è ragionevole pensare anche per l’Italia ad un menu di opzioni complementari tra loro”.
Inoltre, non sarebbero da escludere anche strade alternative per generare idrogeno low carbon, come l’H2 prodotto da pirolisi, “una tecnologia ancora in via di sviluppo ma con il vantaggio di non aver bisogno di CCS, grazie al sottoprodotto carbonio in particolato solido che avrebbe un suo mercato”, e quello prodotto tramite elettrolisi, alimentata però con elettricità prelevata dalla rete nazionale, la quale “In alcune zone del mercato italiano un contenuto rinnovabile superiore alla media nazionale (40%), potrebbe qualificare il relativo idrogeno come low-carbon”.
Obbiettivi ambiziosi per il Balpaese, che però presto potrebbe avere sotto mano gli strumenti adatti per perseguirli: “La preparazione del piano nazionale di ripresa – concludono infatti il loro intervento Bortoni e Grassi – sarà lo snodo centrale anche per la partita legata all’idrogeno cui il governo italiano sta gia’ prestando attenzione con tavoli di lavoro e iniziative multilaterali come la dichiarazione di Linz.