Dossi (H2IT) al Meeting di Rimini: “La strategia nazionale per l’idrogeno è una priorità assoluta”

di Francesco Bottino

Dal palco del Meeting di Rimini 2021 il Presidente di H2IT, l’associazione italiana dell’idrogeno e celle a combustibile, Alberto Dossi, ha ribadito le priorità per lo sviluppo di una filiera italiana dell’H2: un’occasione che il Paese deve cogliere assolutamente.

“L’Italia deve essere consapevole del ruolo che può giocare nella nascita e nella crescita di questo nuovo settore, ma se non ci muoviamo in tempo rischiamo di restare ai margini”.

E la prima di queste priorità, secondo Dossi, è sicuramente la definizione e l’attuazione di un piano strategico nazionale dell’idrogeno: “Servono azioni di breve, di medio e di lungo periodo in grado di abilitare gli investimenti nella filiera”.

Le premesse ci sono, con la programmazione del PNRR e la partecipazione all’IPCEI, e ovviamente i punti su cui intervenire sono molti, “dall’adeguamento del quadro regolatorio all’aggiornamento degli standard tecnici fino alle semplificazioni autorizzative”, ma gli sforzi vanno concentrati anche “sulla realizzazione di progetti dimostrativi di taglia significativa”, senza dimenticare la questione dell’infrastruttura di rifornimento stradale dell’H2: “L’unica stazione italiana è quella di Bolzano (la cui Provincia Autonoma era rappresentata al convegno dall’Assessore alle infrastrutture, viabilità e mobilità Daniel Alfreider; ndr), che è un’eccellenza assoluta – ha assicurato il Presidente di H2IT – ma che deve diventare parte di un network esteso”.

Dossi ha quindi ammesso che “esiste un problema di costo elevato dell’idrogeno, specie nella variante rinnovabile”, che però può essere progressivamente superato, e ha sottolineato l’importanza del “coinvolgimento dei cittadini, a cui è necessario spiegare in modo chiaro i vantaggi di questo vettore energetico, che può dar vita ad un nuovo settore economico in grado di generare ricchezza e posti di lavoro qualificati”.

Durante la sessione che gli organizzatori del Meeting di Rimini hanno dedicato all’idrogeno è intervenuto anche Michele Viale, Amministratore Delegato di Alstom, che ha ripercorso le varie tappe di sviluppo dei treni a idrogeno progettati dal gruppo transalpino, già operativi in Germania, già testati con esito positivo in Austria e già commissionati in Francia da SNCF e in Italia da FNM nell’ambito del progetto H2iseO, che – ha detto Viale – “sono certo sarà il primo di una lunga serie”.

Dell’iniziativa ha quindi parlato con maggior grado di dettaglio Marco Piuri, Direttore Generale di FNM e Amministratore Delegato di Trenord, ovvero gli utilizzatori dei convogli ad H2 di Alstom.

“Abbiamo deciso di investire una cifra pari a circa 160 milioni di euro per ordinare 14 treni, in modo da creare la domanda. Ma la parte più difficile del progetto è quella relativa alla soddisfazione di questa domanda, ovvero alla produzione dell’idrogeno necessario ad alimentare i treni”.

I primi 6 mezzi commissionati da FNM ad Alstom arriveranno nel 2023, “e contiamo di metterli in esercizio nel corso del 2024” ha precisato il numero uno del gruppo ferroviario lombardo, mentre gli altri 8 seguiranno entro il 2026.

Ma nel frattempo l’azienda lavora insieme ai suoi numerosi partner per realizzare i centri di produzione e distribuzione dell’idrogeno: “Il primo sorgerà sicuramente a Iseo, all’interno della stazione, e utilizzerà biometano per produrre idrogeno blu con un impatto ambientale che non sarà zero, ma addirittura negativo”. Il secondo hub dovrebbe invece essere costruito a Brescia con la collaborazione di Snam e A2A “e sfruttare l’energia rinnovabile prodotta dai termovalorizzatori”, mentre un eventuale terzo impianto di produzione “potrebbe trovare spazio a Edolo, dove stiamo parlando con gli operatori locali che producono energia idroelettrica”.

FNM contempla quindi un’ampia gamma di ‘fonti’ per produrre il suo H2: “L’importante – secondo Piuri – è valutare tutte le soluzioni in modo pragmatico, senza preconcetti ideologici”.

Se tutti sono d’accordo che la principale applicazione dell’idrogeno in ambito mobilità riguarderà il trasporto pesante, stradale e ferroviario, ciò non significa che manchino aziende attive anche sul fronte delle auto private, a partire dal big nipponico Toyota, uno dei primi player dell’industria automotive mondiale ad aver creduto nell’H2.

“Per noi questo tipo di soluzione non è alternativa o antitetica all’elettrico con batteria, anzi le due modalità sono assolutamente complementari” ha spiegato Luigi Lucà, Amministratore Delegato di Toyota Motor Italia. “I benefici dell’H2 sono evidenti, a partire dal fatto che un rifornimento dura pochi minuti e consente autonomie ormai nell’ordine dei 650 Km”. Ovviamente esiste il problema della rete infrastrutturale, che va risolto con la creazione di un network nazionale ed europeo, ma la strada è ormai imboccata, e – per Toyota – non riguarda soltanto le auto: “Nel Vecchio Continente stiamo già proponendo bus a idrogeno con blocchi di fuel cell di nostra produzione, mentre in Nord America e Giappone commercializziamo anche camion con questo tipo di propulsione”. Ci sono poi “le applicazioni stazionarie per la generazione di elettricità, i carrelli elevatori ma anche i treni, un settore che stiamo studiando e in cui immaginiamo di poter stringere accordi di partnership con altri produttori” ha concluso Nucà.

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