Dossi (H2IT): “Italia nella giusta direzione sull’H2, ora accelerare. Tocca alle istituzioni armonizzare i diversi approcci”
L’Italia sull’idrogeno ha imboccato la giusta direzione, ma ora non deve rallentare né tanto meno cambiare rotta, ma anzi puntare decisa allo sviluppo del vettore con le istituzioni che dovranno armonizzare i diversi approcci dei big player nazionali.
Lo ha sostenuto, in audizione alla Commissione Attività produttive della Camera, Alberto Dossi, Presidente di H2IT, l’associazione italiana dell’idrogeno e delle celle a combustibile che oggi conta 72 membri, il doppio rispetto soltanto ad un anno fa, a testimonianza del crescente interesse che l’H2 sta catalizzando tra gli stakeholder dell’industria e della ricerca.
“Ormai non ci sono dubbi sul fatto che l’idrogeno costituisca un elemento chiave delle strategia globale di decarbonizzazione, e l’Italia si è mossa attivamente su questo fronte con le linee guida della strategia nazionale, la partecipazione all’IPECI e il PNRR, che riserva notevole attenzione all’H2 nella sue varie declinazioni”.
Ora però, secondo Dossi, la cosa più importante è continuare dritti su questa strada: “Bisogna assolutamente evitare rallentamenti o cambi di rotta, e iniziare fin da subito a sviluppare le tecnologie per l’idrogeno verde”. Il Presidente di H2IT è ben consapevole che, anche su questo tema, esistono visioni differenti, “con grandi aziende energetiche che vogliono puntare sull’H2 blu, altre che guardando al blending nelle pipeline e altre ancora che invece ritengono l’idrogeno verde troppo prezioso per mixarlo col metano. Sono visioni diverse che puntano tutte allo stesso obbiettivo finale, e sarà compito delle istituzioni armonizzare i differenti approcci in una strategia concreta ed efficace”.
Ad articolare nel dettaglio la posizione di H2IT, rispetto ai diversi ‘colori’ dell’idrogeno, è stato il Vicepresidente dell’associazione (e ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Trento) Luigi Crema, che ha precisato: “L’obbiettivo finale è per tutti l’idrogeno verde, ma inizialmente questa variante non sarà disponibile in quantità sufficienti. Quindi dobbiamo iniziare subito a sviluppare la filiera dell’H2 rinnovabile, per non restare indietro rispetto agli altri Paesi europei, ma nel frattempo per far nascere rapidamente un mercato di questo vettore energetico dovremo utilizzare, in una fase transitoria, anche l’idrogeno blu”. Impostazione espressa chiaramente, diverse volte, anche dal Ministro della Transizione Energetica Roberto Cingolani, e – ha ricordato Crema – “condivisa dalla maggior parte dei Paesi dell’UE e dalla stessa Commissione nella sua strategia del luglio 2020”.
Per quanto riguarda le azioni da intraprendere, a livello nazionale, per favorire lo sviluppo della filiera dell’H2, Crema ha sottolineato la necessità di “semplificare gli iter autorizzativi dei progetti, supportare l’industria degli elettrolizzatori, pianificare la realizzazione di infrastrutture per l’import e lo stoccaggio di idrogeno e definire progetti pilota di scala significativa, con particolare focus sugli ecosistemi di produzione e consumo di H2, e quindi sulle hydrogne valley”.
Altro tema importante riguarda poi “la creazione di una rete nazionale di stazioni di rifornimento stradali, di cui oggi l’Italia è quasi totalmente priva, dando priorità al trasporto pesante”.