DRI d’Italia guarda alla Puglia Hydrogen Valley di Alboran, Edison e Saipem per approvvigionarsi di H2

DRI d’Italia, la società pubblica costituita lo scorso anno per dare concreta attuazione al piano di decarbonizzazione del polo siderurgico di Taranto nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, potrebbe acquistare almeno parte l’idrogeno necessario al suo ciclo produttivo da Alboran Hydrogen, Edison e Saipem, che proprio in Puglia stanno sviluppando una delle prime hydrogen valley italiane.

A rivelarlo, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, è stato Stefano Cao, manager pubblico di lungo corso, ex Amministratore delegato della stessa Saipem e oggi AD di DRI d’Italia.

La società, partecipata al 100% da Invitalia, con il Decreto Aiuti Ter di settembre scorso è stata dotata di un ‘tesoretto’ da 1 miliardo di euro per realizzare un impianto di produzione di preridotto, o DRI (Direct Reduced Iron), il prodotto intermedio con cui verranno poi alimentati i nuovi forni elettrici dello stabilimento ex-Ilva, che dovranno sostituire gli attuali altiforni tradizionali alimentati a carbone nella produzione di acciaio.

Al momento, ha spiegato Cao al Corriere, “abbiamo completato lo studio di fattibilità per l’impianto di produzione di preridotto a Taranto, e adesso siamo nella fase esecutiva del progetto. Entro maggio riceveremo le offerte e per luglio contiamo di affidare la costruzione dell’impianto”. Ovviamente, il tempo stringe perché – trattandosi di risorse derivanti dal PNRR – c’è il vincolo temporale del 2026. Ma le aziende in grado di realizzare questo tipo di strutture non sono molte: il Corriere cita a titolo di esempio Danieli e Paul Wurth.

In ogni caso, quando questo impianto sarà pronto, produrrà “a partire dal 2026 circa 2 due milioni di tonnellate di preridotto, destinate ad Acciaierie d’Italia. E saranno prodotte utilizzando gas naturale e almeno il 10% di idrogeno verde” ha precisato Cao. La quota di H2 green, peraltro, è destinata ad aumentare nel tempo.

È evidente che, almeno nella prima fase, questo tipo di modello produttivo, che consentirà di ridurre drasticamente le emissioni di CO2 e di altri gas setta, avrà costi maggiori, ed è per questo che l’AD di DRI d’Italia conferma le necessità di contributi pubblici, nella forma di “un meccanismo che sussidi la produzione e l’utilizzo dell’idrogeno”, come fu per le rinnovabili.

Al netto della questione costi, resta il tema dell’effettiva possibilità di approvvigionarsi dell’H2 necessario, ed è per questo che DRI d’Italia – come ha rivelato Cao – si sta già muovendo “nella direzione di opzionare idrogeno finalizzando un accordo con Alboran Hydrogen Brindisi al fianco di Edison”.

Il riferimento è al progetto Puglia Green Hydrogen Valley che – come noto – prevede la realizzazione di tre impianti di produzione di idrogeno verde a Brindisi, Taranto e Cerignola (FG), per una capacità di elettrolisi complessiva pari a 220 MW, alimentati da circa 400 MW di energia solare fotovoltaica e in grado di produrre complessivamente fino a circa 300 milioni di normal metri cubi di H2 rinnovabile all’anno.