EDITORIALE: L’idrogeno è un’opportunità che l’Italia non può permettersi di perdere

di Francesco Bottino

Anche se resta difficile stabilire una data precisa, ormai nessuno sembra più dubitare seriamente che uno scale-up dell’idrogeno, prima o poi, si verificherà. E quando ciò accadrà, le opinioni paiono altrettanto concordi su questo, l’Italia potrà trarne grandi vantaggi in termini economici, occupazionali e – ovviamente – ambientali: secondo uno studio pubblicato solo pochi giorni fa dalla partnership europea FCH 2 JU (Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking), il nostro potrebbe essere uno dei Paesi europei a beneficiare maggiormente del consolidamento di un’economia dell’H2.

Stessa conclusione a cui giunge il dossier “H2 Italy 2050” realizzato da The European House-Ambrosetti e Snam, presentato al forum di Cernobbio: il Belpaese ha tutte le caratteristiche adatte (posizione geografica; presenza di una rete di gasdotti particolarmente ampia e ramificata; leadership industriale in comparti strategici) per diventare un hub internazionale dell’idrogeno, ruolo che porterebbe con sé un impatto economico notevolissimo. Quasi 1.000 miliardi di euro di valore aggiunto da qui al 2050, e questo nello scenario più prudenziale (diventano oltre 1.500 miliardi nello scenario più ottimistico).

Un’opportunità straordinaria quindi, che l’Italia, però, potrebbe lasciarsi sfuggire di mano se non si muoverà rapidamente. È ovvio, infatti, che una ‘rivoluzione dell’idrogeno’ non si realizzerà da sola: come ogni processo di trasformazione dell’economia e della società, avrà bisogno, per compiersi in un tempo ragionevolmente breve, di una ‘spinta’ dall’alto, che deve arrivare dalle istituzioni politiche.

E proprio in questo passaggio risiede il rischio maggiore per il nostro Paese: se infatti molti dei nostri vicini europei hanno già varato una loro strategia nazionale per l’idrogeno e Bruxelles ha definito un imponente piano di sostegno al settore, a Roma le cose vanno rilento. L’attenzione è certamente alta: proprio al forum di Cernobbio, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha dichiarato che “dobbiamo avere la forza a livello europeo di far percepire che l’Italia può essere un grande hub della ricerca, dello sviluppo, del trasporto, dello stoccaggio dell’idrogeno”, e i tavoli di lavoro sul tema in sede ministeriale non mancano. Ma, mentre noi ancora discutiamo, la Germania ha presentato un piano da 9 miliardi di euro per l’idrogeno la Francia ha appena annunciato che per lo stesso fine stanzierà 7 miliardi di euro. Senza contare che il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire ha svelato domenica alla stampa connazionale che la Francia “spera di poter trovare un progetto comune franco-tedesco sull’idrongeo”.

Ben vengano quindi le dichiarazioni d’intenti del ministro Patuanelli, ma se il Governo italiano non agirà subito di conseguenza, varando una propria strategia nazionale per l’H2 organica e condivisa con gli stakeholder del settore, il rischio concreto è quello che l’idrogeno si trasformi presto nell’ennesima occasione perduta.

L’Italia non se lo può permettere e un altro ‘nulla di fatto’ (in senso letterale), in questo caso, sarebbe ancora più grave: le condizioni sono favorevoli, i potenziali benefici davvero considerevoli, l’industria e la ricerca primeggiano a livello europeo. L’unica tessera mancante del mosaico è tanto fondamentale quanto, almeno in Italia, piuttosto rara: un’iniziativa politica decisa e coesa, in grado di traguardare un orizzonte temporale che, almeno per una volta, vada oltre la prossima scadenza elettorale, a favore di una visione strategica e di lungo periodo.

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