Elettrolizzatori: capex dimezzati entro nel 2025 secondo l’ultima previsione di Wood Mackenzie
Con la crescita della domanda e il conseguente scale-up industriale dei produttori, il costo medio degli elettrolizzatori è destinato a ridursi drasticamente nei prossimi anni, fino a dimezzarsi – rispetto ai valori attuali – attorno al 2025.
La previsione è della società di analisi Wood Mackenzie, che nel suo ultimo report ‘Hydrogen costs 2021: getting ready to scale’ prende in esame le dinamiche di produzione dell’H2, caratterizzate da un fortissimo incremento dei progetti annunciati: sono al momento 560 secondo il database della consultancy firm scozzese, per una capacità aggregata che ammonta ad almeno 180 GW.
Analogamente risulta in forte aumento la capacità globale di produzione di elettrolizzatori: dai 200 MW del 2019, sommando tutti i progetti annunciati, a metà 2021 il valore aveva superato i 6,3 GW, per crescere ulteriormente nell’ultimo trimestre di quest’anno.
Tutti i principali player del settore come Cummins, Haldor Topsoe, ITM, Nel, McPhy, Siemens, Thyssenkrupp, Plug Power Ohmium, Clean Power Hydrogen, Green Hydrogen Systems, Sunfire e FFI, hanno recentemente annunciato l’intenzione di costruire nuove gigafactory, ricorda infatti Wood Mackenzie.
Anche l’italiana De Nora, con il supporto dell’azionista Snam, si sta muovendo in questa direzione con il progetto per la prima gigafactory italiana di elettrolizzatori, che – come ha svelato il gruppo di San Donato Milanese nel suo nuovo piano strategico – è stato anche candidato al programma europeo IPCEI.
Alla luce di un tale incremento della capacità produttiva, ma anche dell’ingresso di potenziali nuovi player sul mercato e dello sviluppo della tecnologia, Wood Mackenzie prevede quindi un forte calo dei capex (capital expenditure) degli elettrolizzatori a partire dal 2025.
La diminuzione dei prezzi di acquisto degli impianti varierà in base alla tipologia: si va da un -50% per gli elettrolizzatori a ossidi soliti nel giro di 6-8 anni ad una riduzione compresa tra il 35% e il 50% per gli elettrolizzatori alcalini e quelli PEM (polymer electrolyser membrane) entro la metà del decennio.
E questo, unito ad un più efficiente sfruttamento dell’energia rinnovabile a tariffe sempre più competitive, contribuirà a ridurre sensibilmente il levelised cost of hydrogen production (LCOH) rendendo sempre più attrattivo l’H2 prodotto da elettrolisi rispetto alle alternative come la variante grigia e quella blu, che recentemente scontando anche il ‘peso’ di un prezzo del gas naturale drasticamente aumentato.
Un combinato disposto che – secondo la società di analisi basata ad Edimburgo – renderà l’idrogeno verde competitivo in almeno 12 mercati nazionali (quelli con i più alti tassi di utilizzo e i più bassi prezzi dell’elettricità rinnovabile, in testa Brasile e Cile) già entro il 2030. Mentre entro il 2050 in 20 dei 24 Paesi considerati da Wood Mackenzie nella sua analisi l’H2 green avrà raggiunto prezzi di mercato competitivi.