Elettrolizzatori: la ‘minaccia’ cinese incombe sui produttori europei secondo BloombergNEF

Il costo di produzione di un elettrolizzatore in Cina è molto inferiore rispetto a quello degli stessi impianti realizzati in Europa, ed appare quindi più che probabile che i produttori della Repubblica Popolare possano presto iniziare ad esportare i loro manufatti nel Vecchio Continente, dove però la recente iniziativa di Bruxelles a sostegno dell’idrogeno costituisce un vero e proprio ‘game changer’ in grado di far abbassare notevolmente i costi di produzione dell’H2.

Sono questi gli aspetti più rilevanti della lunga intervista rilasciata da Kobad Bhavnagri, Global Head of Industry and Building Decarbonization di BloombergNEF (BNEF – divisione del colosso americano dell’informazione finanziaria Bloomberg) alla testata tedesca (in lingua inglese) Clean Energy Wire.

“Secondo le nostre ricerche, il costo di un elettrolizzattore sul mercato cinese è inferiore dell’80% a quello applicato in Europa. Questo ovviamente rende molto più conveniente produrre idrogeno verde in Cina, ma apre anche alla possibilità che i produttori della Repubblica Popolare possano iniziare ad esportare i loro prodotti all’estero, arrivando presto a dominare il mercato come già avvenuto nel settore dei pannelli solari” ha spiegato Bhavnagri.

Nonostante questa leadership cinese nei costi di produzione, rispetto all’Europa ma anche al Giappone e agli Stati Uniti, l’analista di Bloomberg ha però rilevato che nel Paese asiatico non si riscontrano al momento molte altre attività relativa allo sviluppo dell’idrogeno, a parte la produzione di fuel cell. “Da questo punto di vista l’Europa è molto più avanti con vari progetti pilota sull’utilizzo dell’idrogeno in diverse applicazioni e soprattutto nell’industria pesante, segmento in cui riteniamo che l’idrogeno possa esprimere al meglio le sue potenzialità come fattore di decarbonizzazione. Ma anche in altri ambiti, come lo stoccaggio di energia e la mobilità, nel Vecchio Continente per ora le cose stanno procedendo più rapidamente che in Cina (dove però le corporation nazionali stanno siglando alleanze con specialisti europei per sviluppare il settore dell’H2; ndr).

Ma la vera domanda, secondo Bhavnagri, è se i produttori europei di elettrolizzatori riusciranno ad abbattere il costo finale dei prodotti avvicinandosi ai prezzi cinesi. “Se non ci riusciranno, secondo noi gli scenari possibili sono due: nel primo caso i produttori cinesi inizieranno ad esportare in Europa, diventando presto leader di mercato. Nel secondo, le aziende europee attive in questo settore inizieranno a delocalizzare la loro produzione proprio in Cina, sfruttando il basso costo della manodopera locale”.

Lo stesso Bhavnagri non è in grado di predire se i produttori europei di elettrolizzatori saranno davvero in grado di far scendere i prezzi fino ai livelli cinesi, “ma certo è che la forza della concorrenza li spingerà a farlo per non essere sopraffatti dai loro competitor asiatici”.

In questo scenario esiste poi una nuova, e potente, variabile, ovvero la strategia europea dell’idrogeno, varata lo scorso 8 luglio e in grado di “cambiare completamente le previsioni”. Nel precedente Hydrogen Economy Outlook di BloombergNEF, infatti, la società si era dimostrata dubbiosa, quando non scettica, sul verificarsi di uno scale-up dell’industria europea dell’idrogeno e sulla reale possibilità di raggiungere i target di costo prefissati, “ma l’azione di Bruxelles da sola può superare il volume di investimenti e produzione che noi avevamo stimato come necessario per ottenere l’auspicata riduzione dei costi dell’idrogeno verde”.

Con questa iniziativa, quindi, “l’Europa potrebbe davvero riuscire, con le sue sole forze, a potenziare l’industria dell’idrogeno tanto da ottenere una notevole riduzione dei costi. Certo – conclude Bhavnagri – “esiste un margine di incertezza: il piano tedesco per l’idrogeno è il più concreto, perché già finanziato, mentre la Commissione non ha ancora stanziato i fondi necessari ad implementare la sua ‘strategy’, attendendo l’impegno diretto dei singoli Stati membri le cui tempistiche di reazione, su questo tema, al momento non sono note”.

Ma se l’iniziativa europea dovesse essere attuata pienamente, “potrebbe fare nascere davvero un’economia dell’idrogeno nel Vecchio Continente”.

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