Energia e investimenti: nel 2021 lo storico sorpasso delle fonti rinnovabili su quelle fossili
Nel corso del prossimo anno gli investimenti per la produzione di energie rinnovabili supereranno, per la prima volta, quelli destinati ad attività di estrazione in ambito oil&gas, secondo un recente report diffuso dalla banca d’affari americana Goldman Sachs e ripreso dall’agenzia Bloomberg.
Nel 2021, in base ai calcoli del colosso finanziario USA, le rinnovabili (compreso il biofuel) peseranno per il 25% degli investimenti energetici complessivi: una crescita notevole rispetto al 15% del 2014, che proseguirà nel corso dei prossimi anni arrivando ad un valore assoluto di 16 trilioni di dollari al 2030.
“Le energie rinnovabili diventeranno la principale area di investimento dell’industria energetica durante il 2021, secondo le nostre stime, superando per la prima volta nella storia il comparto upstream oil&gas” scrive Goldman Sachs nella sua nota.
Nel medio termine le rinnovabili potrebbero ‘muovere’ investimenti per circa 1-2 trilioni di dollari all’anno, creando dai 15 ai 20 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale, anche grazie al minor costo del capitale per finalità di questo genere. Al contrario, i maggiori tassi applicati ai capitali presi in prestito per finanziare progetti di fonti fossili potrebbero favorire una progressiva diminuzione degli investimenti in questo settore.
Attenzione però, perché non tutte le rinnovabili potranno beneficiare in egual misura di questa enorme mole di capitali. Anzi, secondo Goldman Sachs è molto probabile che il settore adotterà un modello di sviluppo a due velocità, con una crescita molto rapida dei progetti di investimento in tecnologie ormai mature, come solare, eolico e biofuel, mentre potrebbero addirittura rallentare – è l’opinione della banca americana – gli investimenti in settori ancora poco sviluppati come la cattura di CO2 e l’idrogeno verde, che potrebbero soffrire senza una maggiorazione delle reali tariffe applicate alle emissioni di anidride carbonica.
“Un processo a due velocità potrebbe quindi accelerare la decarbonizzazione nel breve termine, ma alla fine potrebbe anche ritardare il raggiungimento dell’obbiettivo ‘zero emissioni’” conclude Goldman Sachs.