Entro 10 anni l’idrogeno verde potrebbe diventare più competitivo di quello blu, secondo l’ultimo outlook dell’IRENA
L’idrogeno, grazie alla sua capacità di ridurre le emissioni e anche di fungere da ‘volano’ per un incremento della produzione di energia rinnovabile, sta vivendo un ‘momentum’ politico e di business mai sperimentato prima.
Lo scrive l’IRENA (International Renewable Energy Agency) – organizzazione internazionale basata ad Abu Dhabi, che conta 160 Stati membri e anche l’Unione Europea – nel suo Global Renewables Outlook. Nel corposo dossier appena diffuso l’organizzazione affronta il futuro scenario delle energie rinnovabili, analizzando nel dettaglio il ruolo sempre più strategico dell’idrogeno nella decarbonizzazone dei trasporti e anche di importanti settori industriali (dal chimico al siderurgico). Il report focalizza l’attenzione anche sui costi di produzione, fornendo una previsione precisa su uno degli aspetti più rilevanti: il costo di produzione dell’idrogeno verde, frutto del processo di elettrolisi dell’acqua alimentato con energia derivante da fonti rinnovabili, oggi decisamente più alto, potrà scendere al di sotto di quello dell’idrogeno blu (prodotto da fonti fossili) entro 10 o al massimo 15 anni. Anche meno nelle aree dove c’è abbondante disponibilità di energie rinnovabili a costi competitivi.
L’IRENA, che inserisce l’idrogeno tra i cinque ‘pilastri’ su cui, a suo parere, si deve sostenere la transizione energetica, ricorda che oggi solo una quota molto minoritaria (meno del 4%) dei 120 milioni di tonnellate di idrogeno prodotto nel mondo è classificabile come green, ma che le cose stanno rapidamente evolvendo. Proprio quest’anno apriranno infatti la più grande entrale di produzione di idrogeno verde del mondo, in Giappone, e la prima fabbrica di ammoniaca prodotta da idrogeno green, in Norvegia.
I costi di produzione dell’idrogeno verde, legati al costo dell’energia rinnovabile e al costo e alle prestazioni degli impianti per l’elettrolisi, potranno diventare competitivi con quelli relativi all’idrogeno blu (che, come detto, oggi rappresenta oltre il 90% di tutto l’idrogeno prodotto a livello mondiale), raggiungendo i 2-3 dollari a Kg, entro un decennio o poco più, ma il percorso potrebbe essere anche molto più rapido – secondo il dossier dell’IRENA – nelle aree del mondo dove c’è già ampia disponibilità di energia prodotta da fonti rinnovabili a costi competitivi.
Nello scenario più ottimistico delineato dall’associazione, entro i 2050 si potrebbe arrivare ad una produzione di 160 milioni di tonnellate di idrogeno verde all’anno, quantitativo che coprirebbe il 5% di tutti i consumi energetici attuali. Per raggiungerlo, però, servirebbe un forte incremento dell’attuale capacità di elettrolisi, nella misura di 50-60 GW ogni anno da qui al 2050.
Un così cospicuo incremento della produzione di idrogeno verde avrebbe però, secondo l’IRENA, un ulteriore effetto benefico, stimolando la crescita del settore delle rinnovabili. L’idrogeno costituisce infatti una fonte di domanda di energia rinnovabile molto flessibile, nonché la forma più efficiente di accumulo dell’energia prodotta in eccesso, essendo l’idrogeno stoccabile rispetto alle altre tipologie di consumo che sono invece ‘immediate’.