Entro fine 2023 la capacità di elettrolisi installata a livello globale supererà i 3 GW, secondo l’ultimo report della IEA
di Francesco Bottino
La capacità di elettrolisi installata a livello globale, a fine 2023, sarà pari a 3 GW, ovvero il quadruplo rispetto al valore raggiunto alla fine dello scorso anno.
Una crescita notevole, certificata dalla International Energy Agency (IEA) nel suo recente report Tracking Clean Energy Progress (TCEP), in cui viene analizzato lo stato di sviluppo di diverse tecnologie la cui implementazione sarà essenziale per il raggiungimento dell’obbiettivo ‘net zero’ al 2050.
Nel medio periodo, la crescita della capacità di elettrolisi potrebbe essere esponenziale: se infatti tutti i progetti attualmente annunciati venissero effettivamente realizzati, entro il 2030 il valore globale potrebbe attestarsi tra i 170 e i 365 GW. Un ritmo sostenuto, ma non sufficiente a configurare quello che la IEA definisce Net Zero Emissions by 2050 (NZE) Scenario, nel quale entro il 2030 la capacità di elettrolisi installata a livello globale dovrebbe superare i 550 GW.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica, nonostante le ambizioni europee, il dossier della International Energy Agency chiarisce senza mezzi termini che a guidare la corsa è la Cina, sia in termini di capacità installata di elettrolisi sia di capacità di produzione di elettrolizzatori.
Nel primo caso, a fine 2022 il valore era pari a 220 MW, ma a dicembre 2023 si avvicinerà a 1 GW, grazie ai 750 MW di elettrolizzatori che entreranno in funzione nel corso di quest’anno.
L’Unione Europea contava, invece, solo 80 MW di capacità di elettrolisi installata a fine 2022 (pur il doppio dell’anno precedente), ma la IEA prevede un boost noetvole grazie ai 5,4 miliardi di euro assegnati tramite il programma Important Project of Common European Interest (IPCEI) Hy2Tech.
A livello globale, a fine 2022 la capacità di produzione di impianti di elettrolisi ammontava a 11 GW all’anno (il 25% in più rispetto al 2021), due terzi dei quali in Cina ed Europa. Ma – sempre in base all’attuale pipeline di progetti (e non è detto che tutti quanti diventeranno realtà) – la capacità globale di produzione di elettrolizzatori potrebbe raggiungere i 130 GW all’anno entro il 2030.
La IEA nel suo dossier prende quindi in esame le diverse tecnologie di elettrolisi, ricordando che quella alcalina è la più matura (usata tradizionalmente in alcuni settori dell’industria chimica) ma aggiungendo che oggi – al fine di produrre idrogeno verde – alcalina e PEM (proton exchange membrane) sono entrambe commercializzate e hanno raggiunto lo stesso ‘technology readiness level’ (TRL9).
La tecnologia SOEC (Solid Oxyde Electrolysis) è ovviamente più indietro, ma – sottolinea la IEA – sta rapidamente raggiungendo la commercializzazione anche grazie ad alcuni importanti progetti come quello della raffineria olandese di Neste, dove è stato installato ad aprile 2023 un elettrolizzatore SOEC da 2,6 MW fornito da Sunfire, o quello della NASA, che ha installato nel suo centro in California un impianto da 4 MW fornito da Bloom Energy.
La tecnologia AEM (anion exchange membrane) è quella con il più basso grado di sviluppo: è già prodotta e commercializzata, ma solo su scala molto ridotta. L’azienda Alchemr, però, ha già disponibile in catalogo un elettrolizzatore AEM su scala kW, mente Enapter è intenzionata ad avviare la produzione massiccia di questo tipo di impianto già nel corso di quest’anno, grazie ad un nuovo impianto produttivo in fase di realizzazione in Germania.