Folgiero, AD di Maire Tecnimont e NextChem: “Incentivi e meno burocrazia per sostenere la crescita dell’idrogeno”

Incentivi mirati e, sopratutto in Italia, forte snellimento delle procedure burocratiche, che spesso sono il primo freno agli investimenti. Sono questi – secondo quanto spiega in questa intervista ad Hydronews l’Amministratore delegato del gruppo Maire Tecnimont e di NextChem (controllata focalizzata sulla transizione energetica) Pierroberto Folgiero – i principali ambiti su cui dovrebbe concentrarsi un intervento pubblico veramente efficace a sostegno della filiera dell’idrogeno. Settore in cui il gruppo italiano è molto attivo e già in grado di proporre al mercato una serie di soluzioni ‘ponte’ per produrre idrogeno a basse emissioni in attesa dalla massiccia diffusione del green hydrogen.

Su quali progetti relativi all’idrogeno sta lavorando al momento NextChem?

Oggi la maggior parte dell’idrogeno, il cosiddetto Grey hydrogen, è prodotto tramite steam reforming del gas naturale. Questo idrogeno, che da solo oggi rappresenta circa il 75% della produzione mondiale di idrogeno, si stima sia responsabile, insieme a quello generato dal carbone, di quasi il 3% delle emissioni globali di CO2. Questo perché il carbonio contenuto nella fonte fossile, viene direttamente scaricato all’atmosfera durante il ciclo produttivo.

NextChem sta lavorando allo sviluppo e all’implementazione di diverse soluzioni, che permettano una produzione più sostenibile dell’idrogeno, e che siano al contempo in grado di rispondere al meglio alle diverse necessità del mercato.

Un primo approccio consiste nello sviluppo di soluzioni che permettano di anticipare già da oggi la produzione su larga scala di un idrogeno che abbia un impatto in termini di CO2 associata notevolmente inferiore rispetto al Grey hydrogen. Tra queste soluzioni rientrano ad esempio il “Super Blue” e il Circular hydrogen.

Il Blue hydrogen, differisce dal Grey hydrogen per il fatto che la CO2 che si libera durante il processo di steam reforming, viene catturata e stoccata, oppure riutilizzata. NextChem sta studiando tecnologie innovative per superare i problemi tecnici relativi al sequestro della CO2 e sviluppare soluzioni per il suo riutilizzo.

La nostra tecnologia “Super Blue” porta a un ulteriore livello successivo il concetto di Blue hydrogen, introducendo come aspetto innovativo l’utilizzo di Energia Rinnovabile come mezzo per il riscaldamento termico dei forni. Questo approccio permette di ridurre del 50% la generazione di CO2 durante il processo, facilitandone quindi il recupero totale.

In parallelo, NextChem ha disponibile una tecnologia industrialmente provata per produrre idrogeno a partire dalla conversione chimica di rifiuti quali plasmix e CSS, e che permette una riduzione dell’impatto carbonico con un abbattimento fino all’80% della CO2 rispetto a quella prodotta con il Grey Hydrogen. Questa tipologia di idrogeno viene chiamata Circular Hydrogen, ed è estratta dal gas di sintesi generato. Abbiamo in corso anche molte altre iniziative sul tema, per esempio la conversione di questo gas di sintesi in metanolo oppure ammoniaca. L’ammoniaca, che diventa liquida a bassa pressione, potrebbe essere vista come un succedaneo dell’idrogeno di più facile stoccaggio per l’uso nei motori a fuel cell oppure come carburante per le grandi navi. Non avendo atomi di carbonio nella sua molecola, non genera CO2 durante la combustione. Insomma un’altra forma di “idrogeno” rinnovabile proveniente dal mondo dei rifiuti.

Per finire, NextChem propone nel suo portafoglio anche il cosiddetto Green hydrogen, prodotto da elettrolisi alimentata da energia da fonti rinnovabile. Questo processo è quello a zero emissioni di CO2, ma attualmente rappresenta solo il 2% della produzione a causa dei costi ancora molto alti. In futuro è prevedibile che ci possa essere uno sviluppo interessante, sia per via della riduzione dei costi delle rinnovabili, sia delle migliorate efficienze di produzione sia per effetto di un possibile sostegno pubblico di incentivazione.

In questa fase di transizione, prima che il Green hydrogen raggiunga il suo livello di maturità, il Blue hydrogen, il Super Blue hydrogen e il Circular hydrogen avranno un ruolo indispensabile in ottica low-carbon. Le tecnologie di transizione proposte da NextChem sono inoltre profittevoli, combinando un approccio virtuoso sia dal punto di vista ambientale, che economico.

Quale potrebbe essere, secondo le vostre stime, l’orizzonte temporale entro il quale la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili potrà diventare competitiva dal punto di vista del costo, e quindi diffondersi su larga scala?

È dagli anni ‘70 che si parla dell’idrogeno come alternativa per un combustibile sostenibile per la mobilità e gli impianti energetici. Il costo della sua produzione e logistica è stato, e ad oggi continua ad essere, il vero limite allo sviluppo su scala commerciale.

Gli investimenti nelle infrastrutture, così come una maggiore domanda da parte dei trasporti, delle reti del gas e dell’industria, potrebbero rivelarsi fattori chiave per la riduzione dei costi e il lancio definitivo di un’economia dell’idrogeno su larga scala.

Da qui ai prossimi dieci anni, l’idrogeno verde potrebbe contribuire a risolvere diversi problemi, in quanto coniuga una maggiore efficienza energetica agli obiettivi di decarbonizzazione. L’idrogeno verde, oltre al suo impiego “merchant”, ha un ruolo centrale nella soluzione dei problemi di stoccaggio dell’elettricità da fonti rinnovabili. Questa, infatti, prodotta fuori picco e in assenza di domanda, oggi è spesso sprecata per evitare il sovraccarico della rete elettrica; questo eccesso di energia, invece, può essere convertito in idrogeno verde e stoccato nella rete di distribuzione e trasporto, contribuendo a sostituire una parte del gas di origine fossile, ed evitandone le emissioni di CO2 connesse. La grande quantità di elettricità rinnovabile necessaria per la produzione di idrogeno verde nei prossimi anni potrebbe non rappresentare più un ostacolo, grazie alla crescente disponibilità di potenza rinnovabile installata. Il trend di calo costante dei costi delle energie rinnovabili, l’auspicabile aumento dei prezzi della CO2 emessa, insieme all’aumento della domanda di idrogeno potrebbero ridurne ulteriormente il costo di produzione, e costituire un ulteriore volano per il suo sviluppo su larga scala.

Nel caso dell’idrogeno circolare il feedstock è rappresentato da rifiuti, una materia prima che ha la peculiarità di avere un valore negativo e per i quali il surplus di produzione rispetto alle capacità di recupero e smaltimento rappresenta un problema per molti Paesi ricchi di rifiuti plastici, tra cui l’Italia. Teoricamente c’è uno spazio infinito, per questo tipo di tecnologia, il cui orizzonte temporale è oggi.

Penso anche che il percorso di accettabilità sociale potrebbe essere meno complesso rispetto ad altri, in quanto questa tecnologia risolve al contempo due problemi: da un lato, riduce il ricorso ai combustibili fossili di importazione, evitandone le emissioni connesse e, dall’altro, trova una collocazione pregiata ai rifiuti come “materia prima”, estraendone del valore e riducendo il ricorso all’incenerimento. La percezione sociale potrebbe passare dal vedere i rifiuti come un problema da gestire, ad una potenziale risorsa da sfruttare, potendo addirittura ipotizzare, nel lungo termine, vantaggi economici diretti per i cittadini.

Quali potrebbero essere gli incentivi pubblici più adatti, e quindi efficaci, per sostenere lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, sia a livello europeo che italiano?

Oggi investitori e imprese stanno spingendo affinché l’Unione Europea definisca un piano di recupero post-crisi che preveda il sostegno all’idrogeno verde in settori come il trasporto e l’industria pesante.

Fatih Birol, direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), ha dichiarato che l’idrogeno verde è “pronto per il suo grande momento”, invitando i governi a incanalare i loro investimenti per la ripresa in quella che è considerata l’alternativa pulita e più efficace ai combustibili fossili. Per il lancio su larga scala dell’economia a idrogeno, vanno garantiti non solo investimenti, ma anche sforzi di snellimento burocratico e normativo per la realizzazione di impianti e forme di agevolazione semplici, come credito d’imposta, sgravi fiscali, aree tax free. In Italia è soprattutto la tempistica delle autorizzazioni a preoccupare gli investitori: su questo il Governo e le Regioni devono fare un grande cambio di passo.

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