Folgiero (Fincantieri): “Presto la prima nave da crociera che farà le manovre in porto a zero emissioni grazie all’idrogeno”

Portare in mare – o meglio sulle navi – l’idrogeno è un processo necessario, ma particolarmente complesso poiché gli ostacoli tipici delle applicazioni terrestri si ripropongono in misura maggiore.

Nonostante ciò, Fincantieri è fortemente impegnata a rendere percorribile questa strada con iniziative sperimentali, come l’imbarcazione ZEUS, ma anche con soluzioni che sono già pronte per un utilizzo commerciale.

A confermarlo, durante il suo intervento al convegno Green & Blue organizzato dal quotidiano La Repubblica, è stato l’Amministratore delegato di Fincantieri Pierroberto Folgiero, annunciando che il gruppo ha già “sviluppato, realizzato e sta installando proprio in questo momento a bordo di una nuova nave da crociera un sistema che, utilizzando idrogeno come combustibile, sarà in grado di produrre energia per 5 MW”. Si tratta di un quantitativo tutto sommato modesto, rispetto al fabbisogno complessivo di una moderna cruiseship, che raggiunge i 60 MW, “ma sarà sufficiente a consentire a questa nave (che, anche se Folgiero non lo ha specificato, sarà destinata all’armatore MSC; ndr) di effettuare le manovre in porto azzerando completamente le sue emissioni”.

Si tratta quindi di un passo importante, anche se è solo il primo di un cammino che si preannuncia non privo di avversità: “L’idrogeno è un po’ il principe ereditario della transizione energetica: tutti sanno che prima o poi verrà il suo momento, ma nessuno sa di preciso quando” ha illustrato, con una metafora, il numero uno di Fincantieri.

E questo non avviene certo per mancanza di volontà dei player del settore, che anzi sono alla costante ricerca di soluzioni che consentano alle loro navi di rispettare le sempre più severe norme internazionali sulla tutela dell’ambiente e del clima, ma per una serie di difficoltà oggettive che caratterizzano l’utilizzo di idrogeno in mare.

“Praticamente tutti i problemi che la filiera dell’H2 può riscontrare a terra permangono, ma in mare si manifestano spesso con maggiore intensità” ha sottolineato Folgiero.

La questione principale è legata all’occupazione dello spazio: “L’idrogeno ha un’intensità energetica decisamente più bassa, pari a circa 1/5 di quella dei fuel fossili, ed è quindi evidente che ne servirebbe un quantitativo molto maggiore. Inoltre, i sistemi di fuel cell a parità di potenza sono circe 3 volte più grandi di un motore termico tradizionale. Tutti elementi da collocare in un ambiente, la nave, dove lo spazio è poco e vitale, sia per ragioni ingegneristiche sia commerciali: tutto lo spazio occupato da equipment è infatti sottratto al carico pagante”.

A ciò – ha aggiunto Folgiero – si sommano questioni legate alla sicurezza, e anche “alla per ora scarsissima disponibilità di questo vettore energetico, specie in ambito portuale, unita ad un costo ancora molto elevato”.

Fattori che rendono la ‘marinizzazione’ dell’idrogeno un itinerario lungo e complesso, che Fincantieri – tuttavia – ha già iniziato a percorrere.