Hydrogen Council e McKinsey ‘fotografano’ lo scale-up dell’idrogeno: 228 progetti per 300 miliardi di dollari di investimenti

Una pipeline di 228 nuovi progetti nella value chain dell’idrogeno, per investimenti complessivi che potrebbero raggiungere i 300 miliardi nel corso del decennio.

E’ quanto emerge dalla fotografia del comparto, o meglio della sua traiettoria di sviluppo (il cosiddetto scale-up) che l’associazione internazionale Hydrogen Council ha scattato nel suo ultimo report, intitolato ‘Hydrogen Insights 2021: A Perspective on Hydrogen Investment, Deployment and Cost Competitiveness’ e stilato con la collaborazione della società di consulenza McKinsey & Company, in cui vengono appunto passati in rassegna i principali progetti relativi all’H2 annunciati in giro per il mondo, i costi previsi e i potenziali investimenti ad essi connessi.

E la prima risultanza di questo imponente lavoro di analisi è che negli ultimi mesi, in conseguenza del crescente impegno dei Governi a sostenere lo sviluppo della hydrogen economy, il numero dei progetti annunciati per questo settore è aumentato molto rapidamente.

All’inizio del 2021 (quando è stato stilato il report) erano ben 30 i Paesi, in tutto il mondo, ad aver definito proprie strategie nazionali e programmi di sostegno pubblico all’H2, mentre i progetti di larga scala già annunciati e relativi a tutta la filiera erano 228 (l’85% dei quali ubicati tra Europa, Asia e Australia). Se tutte queste iniziative verranno effettivamente realizzate – scrive l’Hydrogen Council – gli investimenti totali connessi potrebbero raggiungere quota 300 miliardi di dollari entro il 2030. Di questo ammontare complessivo, almeno 80 miliardi di dollari riguardano progetti che vengono considerati ‘maturi’, ovvero in fase di progettazione avanzata o che hanno già superato la FID (Final Investment Decision) o ancora che sono già in costruzione o in attività.

Secondo lo studio, entro il 2030 l’idrogeno potrebbe diventare la soluzione low-carbon più competitiva in 20 diverse applicazioni compresi i trasporti pesanti, lo shipping e l’industria siderurgica. Tutto ciò, però, a patto che si realizzino due condizioni: innanzitutto i Governi devono articolare concretamente le loro politiche di sostegno alla filiera con supporto finanziario, strategie chiare e un quadro regolatorio abilitante; in secondo luogo le misure dovrebbero prioritariamente intervenire sulla riduzione del costo di produzione dell’H2 e sulla sua distribuzione del vettore, entrambi elementi che possono avere un grande impatto positivo, a ‘cascata’, su tutto il resto dell’industria.

Fondamentale poi, secondo l’Hydrogen Council, favorire la creazione di ‘cluster’ dell’idrogeno in cui gli investimenti possano essere condivisi tra fornitori e utilizzatori dell’H2: questi potrebbero insediarsi in centri industriali dove concentrare la raffinazione, la produzione siderurgica, di fertilizzanti e la power generation; negli hub per l’export di commodity in Paesi ricchi di materie prime e nelle aree portuali.

“Con la piena presa di coscienza, da parte di Governi e investitori, del ruolo dell’idrogeno per la decarbonizzazione, è stato compiuto un passo importante nella lotta ai cambiamenti climatici” ha commentato Benoît Potier, Chairman e CEO di Air Liquide d Co-chair dell’Hydrogen Council. “Ora, per fare sì che questo potenziale si possa esprimere compiutamente, tutti gli stakeholder pubblici e privati dovranno lavorare per favorire lo scale up della filiera dell’idrogeno. Una collaborazione che nei mesi prossimi consentirà di trasformare in realtà moltissimi progetti in fase di studio in tutto il mondo, rendendo così l’idrogeno un vettore energetico pulito, abbondante e competitivo”.

“La maturità dell’industria dell’idrogeno crescerà rapidamente” ha aggiunto Daryl Wilson, Executive Director dell’associazione. “I membri dell’Hydrogen Council prevedono di aumentare di 6 volte i loro investimenti sull’H2 entro il 2025 e di 16 volte entro il 2030, puntando anche su innovazione e collaborazione”.

Bernd Heid, Senior Partner at McKinsey & Company, ha poi spiegato che dal lavoro di analisi è emersa una tendenza interessante: “Nel breve termine, circa il 40% di tutti gli investimenti previsti sarà indirizzato alla produzione di idrogeno, destinata soprattutto ai settori del trasporto pesante e dell’industria siderurgica e della raffinazione”.

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