Idrogeno e ammoniaca: la saudita Alfanar e la britannica Globeleq annunciano nuovi progetti in Egitto
L’Egitto continua ad essere al centro degli interessi di numerosi player internazionali come location ideale per la produzione e l’export di idrogeno verde e derivati.
Recentemente, a tal proposito, la corporation energetica saudita Alfanar ha annunciato di aver firmato un Memorandum of Understanding (MoU) con la General Authority of the Suez Canal Economic Zone (SCZone), il Sovereign Fund of Egypt (TSFE), l’Egyptian Electricity Transmission Company (EETC) e la New and Renewable Energy Authority (NREA).
L’obbiettivo della partnership è quello di realizzare a Sokhna (città egiziana ubicata sulla costa del Golfo di Suez) un impianto per la produzione di idrogeno e ammoniaca green: l’investimento previsto è di oltre 3,5 miliardi di dollari. Una volta in attività, l’hub dovrebbe essere in grado di generare 100.000 tonnellate all’anno di H2, da cui ricavare 500.000 tonnellate all’anno di ammoniaca, il tutto sfruttando l’energia rinnovabile disponibile in loco.
“Abbiamo una lunga e consolidata relazione con l’Egitto e siamo felici di poter collaborare con le autorità nazionali a questo importante progetto” ha commentato Sabah Al-Mutlaq, Chairman del Board of Directors di Alfanar Global Development.
L’interesse nei confronti dell’Egitto non proviene, però, soltanto da oriente, sebbene solo pochi mesi fa l’emiratina Masdar abbia annunciato un progetto che prevede di installare nella terra dei faraoni una capacità di elettrolisi pari a 4 GW.
Sempre in primavera, infatti, la major francese TotalEnergies, insieme al fondo locale Enara Capital, aveva firmato un accordo con le autorità propedeutico alla realizzazione di un impianto di produzione di ammoniaca green proprio nell’area di Suez, e ora un’altra azienda europea si è mossa in questa direzione.
Si tratta di Globeleq, energy company attiva in tutto il continente africano – dove è uno dei principali player nel campo della generazione elettrica – ma basata a Londra e controllata dal British International Investment (entità pubblica britannica).
La società ha annunciato di aver firmato un Memorandum of Understanding con la New and Renewable Energy Authority (NREA), la General Authority for Suez Canal Economic Zone (SCZONE), il Sovereign Fund of Egypt for Investment and Development (TSFE) e la Egyptian Electricity Transmission Company (EETC), finalizzato allo sviluppo congiunto di un nuovo hub per la produzione di idrogeno verde nella Suez Canal Economic Zone.
Globeleq sarà investitore e sviluppatore del progetto, che verrà realizzato in 3 fasi e a pieno regime sarà caratterizzato da circa 9 GW di rinnovabili (eolico e solare) e 3,6 GW di elettrolisi.
Nella fase iniziale la capacità di elettrolisi si attesterà attorno ai 100 MW e la produzione si concentrerà su ammoniaca green destinata all’industria dei fertilizzanti, mentre nel lungo termine Globeleq punta a coinvolgere potenziali user di altri settori finalizzando accordi di fornitura di lungo termine.
Il gruppo londinese spiega in una nota di voler puntare sull’abbondanza di energia rinnovabile a basso costo disponibile in Egitto, su infrastrutture ben sviluppate e su un quadro regolatorio ‘investor-friendly’ per produrre H2 in modo competitivo da distribuire poi sul mercato locale e da esportate anche all’estero.
Tutto ciò sfruttando la posizione strategica del Paese, che – affacciato sul Canale di Suez da cui transita il 13% del commercio globale – ha le carte in regola per diventare un polo delle energie verdi di rilevanza globale, secondo Globeleq.