Idrogeno e PNRR: dopo i ‘dubbi’ espressi dal Governo H2IT interviene a difesa del settore
Dopo le recenti esternazioni di alcuni membri del Governo – in particolare quelle di Matteo Salvini sulla possibilità di cancellare alcuni degli investimenti previsti dal PNRR per le stazioni di rifornimento stradali e ferroviarie – sul tema idrogeno, e la ricognizione dei progetti previsti dal in questo ambito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in corso da parte del Ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, è arrivato l’intervento di H2IT – Associazione italiana idrogeno a difesa del comparto.
L’associazione guidata da Alberto Dossi – che ormai conta oltre 100 soci tra grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università – ha voluto sottolineare l’importanza strategica dell’H2 e di una value chain sviluppata grazie agli ingenti investimenti privati delle aziende.
H2IT scrive in una nota che la revisione del PNRR comporterebbe un grave rischio per tutto il settore e arresterebbe la crescita di aziende italiane in grado di assicurare al nostro Paese una posizione di leadership nell’economia della transizione energetica e di potenziare finalmente la filiera tecnologica. Rappresenterebbe, inoltre, un’occasione sprecata per la creazione di nuovi posti di lavoro e per rendere il Centro e il Sud, per le particolari condizioni meteorologiche di cui godono, veri e propri centri di produzione di energia.
L’organizzazione ricorda quindi le ingenti risorse – più di 1 miliardo e mezzo di euro sommando gli IPCEI – Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (Important Project of Common European Interest) notificati, i bandi Ricerca e sviluppo approvati dal MITE a giugno 2022 e i bandi della Clean Hydrogen Partnership – che arriveranno a diverse aziende italiana per sviluppare progetti legati all’H2, e sostiene che un eventuale cambio di rotta sarebbe in contrasto con la strategia di già avviata, con ripercussioni gravi su tutto l’ecosistema e le filiere produttive legate al vettore energetico.
H2IT anzi rilancia, sostenendo che i 3,64 miliardi del PNRR dedicati all’idrogeno rappresentano un primo passo, non ancora sufficiente, ma fortemente necessario, reso possibile grazie alla visione non ideologica ma tecnologicamente neutra promossa anche da partiti ora al governo. Si tratta di risorse su cui il comparto, fatto anche di tante PMI, fa affidamento e su cui ha costruito una programmazione nel quinquennio 2022-2026, con un importante impatto sia in termini di investimenti sia sul fronte occupazionale. Rivedere le progettualità del PNRR senza prima un confronto con gli operatori, rischia non solo di danneggiare fortemente il comparto, ma anche di contribuire a creare un gap competitivo del nostro Paese e delle nostre imprese rispetto agli altri Paesi europei. L’Italia, infatti, può giocare un ruolo di leadership grazie alle infrastrutture già presenti sul territorio per il trasporto del gas e all’expertise maturata in questo settore.
L’eventuale revisione dei progetti non sarebbe in linea con la programmazione europea, che ha raddoppiato gli obiettivi per l’idrogeno verde al 2030, sta investendo risorse tramite strumenti come l’IPCEI e ha annunciato l’istituzione di una Banca per l’Idrogeno.
Inoltre, secondo H2IT, cancellare i progetti già previsti vanificherebbe gli sforzi fatti dal settore della mobilità: i grandi player dell’automotive si sono infatti già mossi con ingenti investimenti, compiendo una scelta precisa che riguarda soprattutto la costruzione di infrastrutture idrogeno, strategiche per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni dei veicoli commerciali pesanti. In ambito ferroviario, inoltre, le aziende statali hanno già fatto ordini per treni idrogeno (il riferimento è a FNM con il progetto H2iseO; ndr), la cui implementazione sul territorio abilita lo sviluppo di Hydrogen Valley, mentre i grandi costruttori italiani ed europei sono vicini al lancio commerciale dei primi modelli a cella a combustibile alimentate a idrogeno.
La costruzione delle infrastrutture H2 è quindi – secondo H2IT – un fattore indispensabile per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni, sia dei veicoli leggeri, sia degli autobus che dei veicoli commerciali. Molti grandi costruttori, tra i quali una folta rappresentanza è costituita da italiani ed europei, hanno investito risorse anche nello sviluppo di mezzi alimentati ad idrogeno, per i benefici che questo tipo di tecnologia può offrire in termini di flessibilità di utilizzo, tempi di fermata per il rifornimento ed autonomia.
Alcuni veicoli leggeri e bus a celle a combustibile a idrogeno sono già disponibili sul mercato, e molti altri modelli, sia pesanti sia leggeri sono vicini al lancio commerciale. Per il trasporto leggero: Toyota, Hyundai e BMW; per il TPL Bus: IVECO BUS, Daimler, Solaris, Rampini CaetanoBus, e Industria Italiana Autobus; per i veicoli commerciali, leggeri o pesanti: IVECO, Hyundai, DAF, Stellantis, MAN, Daimler, Scania e Volvo; sui treni: fra i costruttori Alstom e Stadler, fra gli operatori interessati a progettualità con treni a idrogeno Ferrovie Nord Milano, Ferrovie della Calabria, ARST Sardegna, Ferrovie del Sud Est, Ferrovia Circumetnea; nel trasporto navale: Fincantieri, Grimaldi e nella logistica della movimentazione materiali: Toyota Material Handling.
L’associazione conclude il suo intervento auspicando l’apertura di un tavolo di confronto e approfondimento con i Ministri competenti per poter fornire il proprio contributo e supporto in una fase estremamente delicata che vede alcuni bandi ancora aperti e la pianificazione annunciata il 17 gennaio da parte della Commissione Europea del NetZero Industry Act, il piano industriale per il Green Deal che ha identificato l’idrogeno insieme all’eolico, le pompe di calore e il solare tra i settori cruciali per il raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero.