Idrogeno verde per decarbonizzare la filiera siderurgica: il RINA lancia il progetto HYDRA

L’idrogeno è ritenuto da molti osservatori lo strumento più efficace per decarbonizzare quei settori industriali definiti ‘hard to abate’, tra cui c’è sicuramente la siderurgia.

Sono numerosi i progetti avviati a livello europeo per sperimentare l’introduzione dell’H2 nel ciclo dell’acciaio, e anche il RINA ha deciso di farsi capofila di una di queste iniziative, che però ha una particolarità: “Non vogliamo concentrarci su un singolo passaggio della catena, ma guardare all’intera filiera, dalla produzione dell’idrogeno verde fino al suo utilizzo all’interno dell’acciaieria”.

A spiegare ad HydroNews le caratteristiche del progetto HYDRA è Antonio Lucci, Senior Business Development Manager Corporate del RINA, che ricorda come “alcuni comparti industriali non possano fare a meno della combustione, perché il loro ciclo produttivo necessita di temperature molto elevate, che non riescono ad essere raggiunte con la semplice elettrificazione”. E’ proprio a questo punto che l’idrogeno potrebbe intervenire come fattore determinante, specie in un settore, quello siderurgico, “che in Italia è un tassello fondamentale del tessuto produttivo, su cui molte altre filiera si basano”.

Ed ecco quindi l’idea di mettere insieme un gruppo di player di livello internazionale, “che stiamo definendo proprio in questo periodo” di cui l’azienda genovese sarà capofila: “Il RINA ha solide competenze per quanto riguarda la progettazione e dispone di proprie strutture per i test e le sperimentazioni. Vogliamo proporci come il ‘system integrator’ in grado di coordinare le attività dei partner del progetto lungo tutta la filiera, da produttori di idrogeno alle acciaierie che lo dovranno utilizzare” assicura Lucci.

L’obbiettivo di HYDRA è quello di creare un’infrastruttura dimostrativa, “ma di una scala industriale significativa” che tenga insieme tutti i passaggi, dalla produzione di idrogeno verde con energie rinnovabili al suo trasporto e stoccaggio fino all’immissione nel ciclo produttivo di uno stabilimento siderurgico: “Il progetto prevede la sostituzione del ciclo integrale con quello basato sul DRI, ovvero il direct reduced iron, come materia prima per i forni elettrici”. Ad oggi in Italia ci sono circa 50 forni elettrici attivi, ma tutti utilizzano come materiale di partenza per la produzione di acciaio il rottame. “Nessuno usa il DRI. Noi, nell’ambito di HYDRA, vorremmo produrre il preridotto usando l’idrogeno come agente riducente del minerale di ferro”. Ma l’H2 troverà spazio anche in altri passaggi. “Potrà infatti essere usato – spiega il manager del RINA – per il preriscaldamento del forno elettrico al posto del metano utilizzato attualmente, con doppio beneficio in termini di riduzione delle emissioni di CO2, nonché in tutte le altre operazioni che necessitano di un processo di combustione”.

Va precisato che si tratterebbe di un ciclo del tutto sperimentale, realizzato per verificarne la fattibilità su scala industriale, anche in considerazione di un aspetto fondamentale, ovvero quello dei costi. “Oggi l’idrogeno verde non è ancora competitivo dal punto di vista economico” ammette infatti Lucci. “Il suo costo si aggira tra gli 4 e i 5 euro al Kg, mentre per diventare un’opzione realmente appetibile dovrebbe scendere fino a 1 euro al Kg. Certamente ci vorrà del tempo, ma riteniamo che si tratti di un obbiettivo raggiungibile”.

Il progetto HYDRA, conclude il manager del gruppo genovese, “sarà candidato per il Recovery Fund, ma stiamo lavorando anche per accedere ad altri programmi di finanziamento europei”.

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