Idrogeno ‘viola’ da energia nucleare: 9 Paesi europei in ‘pressing’ su Bruxelles
Dopo l’azione solitaria della Francia dello scorso settembre, si sarebbe concretizzata in questi giorni una nuova mossa per perorare la causa del cosiddetto idrogeno ‘viola’, ovvero quello prodotto da elettrolisi alimentata tramite energia nucleare, che questa volta – però – coinvolgerebbe ben 9 Paesi membri dell’UE.
Secondo quanto riportato in esclusiva dalla testata Euractive, infatti, lo scorso 1° febbraio i Governi di Francia, Romania, Bulgaria, Polonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca avrebbero inviato una lettera alla Commissione Europea chiedendo che l’idrogeno low-carbon prodotto con energia nucleare venga inserito nei target sull’H2 green dell’Unione Europea, chiamando in causa – a sostegno di tale posizione – il concetto di ‘neutralità tecnologica’ e il diritto degli Stati membri a mantenere la loro sovranità energetica e quindi a decidere in autonomia la composizione del proprio energy mix, come stabilito dai trattati europei.
I firmatari della missiva, che sono i Ministri dell’Energia e dell’Industria dei 9 Paesi coinvolti, chiedono che questa nuova prospettiva venga inserita nella Direttiva RED sulle energie rinnovabili, in fase di revisione proprio in questo periodo, e anche nel nuovo pacchetto normativo sul gas (‘gas pacakge’).
In caso contrario, secondo i fautori dell’idrogeno viola, l’UE correrebbe il rischio di non raggiungere i suoi obbiettivi di decarbonizzazione al 2050. E questo anche perché, alimentando gli elettrolizzatori soltanto con energia rinnovabile, il loro uso resterebbe limitato e i costi dell’idrogeno prodotto si manterrebbero alti per molto più tempo, danneggiando di fatto la competitività delle tecnologie e dello stesso vettore energetico ‘made in UE’.
Infine, i 9 Paesi protagonisti di questa nuova azione di pressing ritengono che affidarsi soltanto all’idrogeno rinnovabile potrebbe costituire un rischio per la sicurezza energetica del continente, portando alla creazione di nuove dipendenze da fornitori di energia esterni all’Unione. Situazione che invece si potrebbe fortemente limitare con il ricorso all’energia nucleare.