Il gruppo abruzzese Tosto conferma l’intenzione di portare l’idrogeno a Trieste

Ci sarà anche l’idrogeno – oltre al GNL e ad altre tipologie di combustibili innovativi – nel futuro dei Depositi Costieri del porto di Trieste.

Il terminal, dopo una lunga vicenda legata al fallimento della precedente società capogruppo, è stato recentemente rilevato da Seastock, una controllata dell’abruzzese Gruppo Tosto, il cui CEO Luca Tosto ha delineato le prospettive di sviluppo dell’infrastruttura portuale in una recente intervista al quotidiano triestino Il Piccolo, confermando le intenzioni di sviluppo del business legato all’H2.

L’azienda – come già anticipato lo scorso marzo – prevede infatti di investire fino a 80 milioni di euro per rilanciare i Depositi Costieri dello scalo giuliano, trasformando il terminal in un hub per il bunkeraggio delle navi, in cui stoccare e distribuire combustibile tradizionale ma anche gas naturale liquefatto (GNL) e idrogeno.

Un’evoluzione in linea con la strategia già delineata da Zeno d’Agostino, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale, che lo scorso giugno aveva spiegato come i porti dovranno diventare degli hub di produzione, oltre che di distribuzione, di H2, sfruttando il mare come risorsa.

E sempre a Trieste, Snam prevede di realizzare uno dei suoi Hydrogen Innovation Center, una rete nazionale (il primo sarà a Modena, in collaborazione con l’UNIMORE) di strutture per la ricerca e l’innovazione sull’H2.

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