Il ricercatore del CNR Nicola Armaroli ‘sposa’ la posizione di Enel, contraria all’idrogeno blu

Il CNR, o meglio il suo ricercatore Nicola Armaroli, sposa la posizione del gruppo Enel sull’idrogeno, che vede come unica soluzione praticabile per la decarbonizzazione la variante green e rinnovabile dell’H2, e ritiene inutile e dannoso investire anche sull’H2 blu prodotto da steam reforming del metano e cattura della CO2.

Armaroli, che è Direttore di Ricerca dell’Istituto ISOF, parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è intervenuto sul tema con un articolo pubblicato sul sito istituzionale della corporation energetica guidata da Francesco Starace, sostenendo che “l’idrogeno veramente sostenibile non può che essere quello verde”, e questo perché “chi sostiene la strada dell’idrogeno blu, dicendo che il problema della CO2 verrà risolto confinandolo nel sottosuolo”, secondo il ricercatore del CNR “non spiega che oggi siamo molto indietro con le tecnologie di sequestro dell’anidride carbonica. Tutti i grandi progetti avviati in questa direzione, per esempio in Texas e in Australia, sono stati un fallimento, si sono dimostrati estremamente costosi, difficili da realizzare e anche nel caso in cui se ne dimostrasse la fattibilità non si tratterebbe comunque di una tecnologia a zero emissioni. In sostanza, oggi non esiste alcuna prospettiva concreta di produrre idrogeno blu”.

Al contrario, invece, per Armaroli la tecnologia degli elettrolizzatori “è molto più avanti rispetto al sequestro della CO2 e sicuramente, entro una decina d’anni, potrebbe portarci a realizzare in Europa numerosi grandi hub di produzione e distribuzione dell’idrogeno verde. Nel nostro continente siamo molto avanti nello sviluppo degli elettrolizzatori. Abbiamo un vantaggio tecnologico in questo ambito, e dovremmo approfittarne”.

La visione del ricercatore italiano – e non è un caso, dato che il suo intervento è stato pubblicato sul sito istituzionale del gruppo – coincide con quella di Enel anche su altri aspetti, relativi per esempio all’impiego dell’H2, che non “avrebbe senso usare nelle celle a combustibile per le automobili e nel trasporto leggero, perché i motori elettrici a batteria si dimostrano già altamente efficienti e non esiste una rete capillare di distribuzione dell’idrogeno” mentre sarebbe l’ideale “per il trasporto pesante, per esempio per camion a lunga percorrenza, aerei o navi, perché per i veicoli di grandi dimensioni la ricarica elettrica è molto complicata, se non improponibile”, oltre che nell’industria pesante.

Armaroli si è detto anche convinto che la soluzione migliore – come più volte ripetuto anche dal CEO di Enel Starace e da molti altri manager del gruppo – sarebbe quella di produrre idrogeno da fonti rinnovabili vicino ai centri di consumo. Ma, affinché ciò possa avvenire, “è necessario potenziare le tecnologie rinnovabili. Per far fronte al fabbisogno italiano di idrogeno per l’industria pesante, per esempio, dovremmo almeno triplicare gli impianti fotovoltaici nella Penisola. Questo dipende ovviamente da scelte politiche, ma se si decide rapidamente, si può ragionevolmente fare in una decina d’anni”.

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