Import, industria e mobilità: i temi al centro del summit World Hydrogen & Renewables Italy di Milano
di Francesco Bottino
Milano – Importazione di idrogeno e ammoniaca dall’Africa all’Europa, utilizzo del vettore nella mobilità e nell’industria hard to abate, costi e incentivi, burocrazia: è una fotografia articolata della hydrogen economy italiana ed europea quella fornita dai numerosi panelist nel corso dell’evento ‘World Hydrogen & Renewables Italy – Securing Italy’s Energy Transition’, organizzato a Milano da World Hydrogen Leaders, di cui HydroNews è stato media partner.
Durante la sessione ‘Hydrogen Imports from North Africa & Beyond’, moderata da Stefano Barberis, ricercatore dell’Università di Genova – che ha ricordato “il ruolo strategico dell’Italia, in ragione della sua posizione geografica e della rete di collegamenti col Nord Africa tramite pipeline di cui già dispone” – Khaled Nageib, CEO di Hydrogen Egypt ha assicurato che il Paese delle piramidi, contando sull’abbondanza di spazi e di risorse rinnovabili, diventerà un importante produttore e quindi un esportatore di H2 green: “Inizialmente penso che verranno avviati traffici di ammoniaca trasportata via nave, verso il Nord Europa ma anche la Spagna, l’Italia e la Grecia, e in questa fase un ruolo fondamentale sarà svolo dai porti, motivo per cui ritengo essenziale un maggior dialogo tra le due sponde del Mediterraneo”. In futuro, però, secondo Nageib si arriverà al trasporto di idrogeno tramite pipeline: “Certamente si potrà trasferire direttamente l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in Nord Africa verso i mercati europei utilizzando connessioni via cavo, ma ritengo che alla lunga il trasporto di H2 tramite pipeline emergerà come il modello predominate”.
Sul fatto che l’ammoniaca sarà la prima forma di idrogeno ad essere commercializzata, e quindi trasportata, a livello internazionale, si è detto d’accordo Thomas Stetter, Founder & CEO, Solar Invest: “Noi stiamo sviluppando un grande progetto di questo tipo in Cile, e stiamo già parlando con alcuni dei principali porti nordeuropei come Rotterdam per spedire l’ammoniaca in Europa, ma lo stesso modello si potrà applicare anche in Mediterraneo”.
L’ammoniaca sarà la forma di idrogeno predominante per almeno i prossimi 15-20 anni secondo Stetter, che ha poi posto il tema dei costi: “In base ai nostri calcoli, l’ammoniaca green che produrremo in Cile potrà essere commercializzata in Europa ad un costo del 30-50% maggiore rispetto a quello delle alternative fossili. È evidente quindi la necessità di un sostegno pubblico realmente efficace, come per esempio quello statunitense, che è già in grado di rendere l’H2 competitivo sul mercato attuale”.
Fabrizio Guarrasi, Project Manager del Lombardy Energy Cleantech Cluster (LEC2C), ha quindi parlato dei progetti a cui lavora l’organizzazione, uno in partnership con ESE Engineering e Simplifhy (entrambi membri del cluster) e uno sviluppato insieme ad H2IT e ad Assolombarda, che si chiama H2ERE, mentre Roberto Castiglioni, Co-Founder e CEO di Ikigai Capital, ha illustrato il progetto in fase di sviluppo per decarbonizzare le attività di trasporto di Coca-Cola HBC Italia utilizzando mezzi alimentati a biogas e idrogeno.

È stata quindi la volta dei rappresentanti dell’industria ‘hard to abate’, che durante la sessione ‘Decarbonising Heavy Industry & the Role of Hydrogen Valleys’ hanno affrontato il tema dell’utilizzo di H2 come combustibile per decarbonizzare i rispettivi cicli produttivi.
In questo contesto Matteo Gillerio, Head of Business Development MENA Region di Duferco Italia Holding, ha ricordato che il nuovo laminatoio che l’azienda sta realizzando a San Zeno Naviglio (Brescia) “nascerà già completamente hydrogen ready. Il problema, però, sarà trovare sul mercato quantitativi sufficienti di idrogeno a costi competitivi, e credo che nel prossimo futuro ciò sarà davvero molto difficile”. Per Gillero, quindi, l’utilizzo di H2 resta una prospettiva auspicabile – e come detto Duferco si sta attrezzando per farsi trovare pronta – ma di lungo periodo: “Nel frattempo ritengo che potrebbe essere una buona idea puntare sulla cattura della CO2, una tecnologia che può essere applicata immediatamente e che consentirebbe per esempio di utilizzare poi l’anidride carbonica per la produzione di fuel sintetici”.
Tra i vari interventi che hanno animato l’evento milanese anche quello di Stefano Erba, Chief Strategy Officer di FNM (Ferrovie Nord Milano), che durante il panel ‘Fireside Chat: Accelerating Hydrogen Mobility in Italy’ ha illustrato i due principali progetti relativi all’idrogeno che l’azienda sta portando avanti: H2iseO, per la mobilità ferroviaria ad H2 in Valcamonica, e la realizzazione di 5 hydrogen refueling station (grazie ai fondi del PNRR) lungo l’autostrada Genova Milano, gestita dalla controllata Milano Serravalle Milano Tangenziali Spa.