IRENA: nel 2022 investimenti nella value chain dell’H2 triplicati rispetto all’anno precedente

Nel 2022 gli investimenti effettuati a livello globale nelle tecnologie per la transizione energetica hanno raggiunto 1,3 trilioni di dollari, con una crescita del 19% rispetto al 2021 e del 50% rispetto al 2019. E se a farla da padrone sono i settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza, con 772 miliardi di dollari, l’idrogeno si sta ritagliando un ruolo crescente, con investimenti pari a 1,1 miliardi di dollari lo scorso anno, valore triplo rispetto al dato del 2021.

A dirlo è l’International Renewable Energy Agency (IRENA), in un recente studio intitolato ‘Global landscape of renewable energy finance 2023’.

A guidare la classifica delle aree del globo più attive in questo ambito, sempre secondo il dossier dell’agenzia internazionale, sono gli Stati Uniti, dove sono stati effettuati il 44% degli investimenti totali realizzati nel settore delle tecnologie per l’idrogeno lo scorso anno. L’area de Pacifico segue con il 33% del totale, grazie soprattutto all’azione della Cina, dove la capacità di elettrolisi installata nel 2022 è stata par a 2,5 volte quella installata negli USA, ma ad un costo unitario molto inferiore (fino al 70% in meno).

La quota restante del ‘monte-investimenti’ totale, circa il 23%, è relativa al Medio Oriente e all’Europa, dove però – sottolinea l’IRENA – molte iniziative non sono ancora arrivate alla FID (Final Investment Decision) a causa delle incertezze relative al quadro normativo, alla classificazione degll’H2 e allo schema di agevolazione.

Che nel Vecchio Continente ci sia un grande potenziale ancora inespresso, e per il momento bloccato dalle incertezze burocratiche, lo dimostra un altro dato: secondo l’IRENA entro il 2030 verrà installata nuova capacità di elettrolisi per 115 GW a livello globale, di cui il 73% proprio in Europa.