La Commissione UE ha approvato i due Atti Delegati su H2 rinnovabile e RFNBO: Hydrogen Europe soddisfatta solo a metà

La Commissione Europea ha finalmente approvato gli attesi Atti Delegati alla nuova Renewable Energy Directive (RED II) in materia di idrogeno e di fuel sintetici, che ora dovranno passare al vaglio di Parlamento e Consiglio.

Con questi provvedimenti, spiega la stessa Commissione in una nota, viene stabilito in modo dettagliato cosa si debba intendere con il termine ‘idrogeno rinnovabile’ all’interno dell’Unione Europea, garantendo al contempo che tutti i renewable fuels of non-biological origin (noti come RFNBO) vengano prodotti utilizzando energia elettrica generata da fonte rinnovabile.

I due Atti Delegati forniranno, nelle intenzioni di Bruxelles, la certezza normativa necessaria a favorire gli investimenti nella value chain dell’H2 e a raggiungere così gli obbiettivi stabiliti nel piano REPowerEU, che prevede di arrivare ad una produzione interna di 10 milioni di tonnellate annue di idrogeno verde e all’importazione di ulteriori 10 milioni di tonnellate annue.

In particolare, il primo Atto Delegato (Delegated regulation on Union methodology for RNFBOs) definisce in base a quali condizioni l’idrogeno, i fuel da esso derivati o altri vettori energetici possano essere considerati RFNBO, confermando inoltre il principio di ‘addizionalità’ dell’energia rinnovabile utilizzata per la produzione di idrogeno green già definito nella Renewable Energy Directive, necessario secondo le istituzioni europee per fare in modo che lo sviluppo di una hydrogen economy continentale possa contribuire all’incremento della produzione di energia rinnovabile evitando di mettere sotto pressione il sistema energetico.

La stessa Commissione stima infatti che il fabbisogno di elettricità legato alla produzione di H2 green, oggi trascurabile, crescerà notevolmente con l’entrata in funzione di nuovi impianti di elettrolisi di grande dimensione, fino ad arrivare – per rispettare i target del REPowerEU – a 500 TWh entro il 2030. Produrre internamente all’Unione 10 milioni di tonnellate all’anno di idrogeno verde richiederà infatti un quantitativo di energia elettrica pari al 14% di tutto l’attuale consumo europeo.

Il provvedimento inoltre introduce una serie di criteri per garantire che l’idrogeno verde venga prodotto soltanto quando, e dove, ci sia una effettiva e sufficiente disponibilità di energia rinnovabile (correlazione temporale e geografica).

L’Atto Delegato definisce poi una serie di modalità e procedure tramite cui i produttori potranno dimostrare di aver rispettato la regola dell’addizionalità, che comunque avrà un’applicazione graduale prevedendo un periodo di transizione per gli impianti che entreranno in funzione prima del 1° gennaio 2028 e che potranno godere di regole meno rigide per un certo periodo di tempo.

I requisiti stabiliti nel nuovo provvedimento saranno applicati sia ai produttori europei sia ai produttori di Paesi terzi che vorranno esportare il loro H2 green all’interno dell’UE: per rendere più agevole la verifica verrà predisposto un sistema di certificazione che i produttori potranno adottare su base volontaria per dimostrare in modo semplice il rispetto dei canoni e quindi poter commercializzare il loro prodotto all’interno del mercato unico europeo.

Il secondo Atto Delegato (Delegated regulation for a minimum threshold for GHG savings of recycled carbon fuels and annex) stabilisce invece il metodo per calcolare le emissioni di gas serra correlate all’interno ciclo di vita dei RFNBO, dalla fase upstream fino al trasporto e all’utilizzo del combustibile. Il sistema consentirà anche di calcolare il quantitativo di emissioni connesso al ciclo di vita di idrogeno verde (o derivati) prodotto all’interno di un impianto in cui vengono prodotti anche combustibili fossili.

Dopo l’adozione di oggi da parte della Commissione, i due Atti Delegati verranno ora trasmessi a Parlamento Europeo e Consiglio, che avranno 2 mesi (estendibili per ulteriori w mesi, su richiesta) per valutarli e decidere se accoglierli oppure respingerli (non avranno però la possibilità di modificarli).

Commentando l’annuncio della Commissione, il CEO di Hydrogen Europe Jorgo Chatzimarkakis ha dichiarato che “avere una normativa tutt’altro che perfetta è sempre meglio che non averne nessuna. Almeno – secondo il numero uno della principale associazione europea del settore – c’è chiarezza per l’industria e per gli investitori e così finalmente l’Europa potrà dare concerto avvio alla costruzione di un mercato dell’H2 green. Un passaggio che arriva in un momento cruciale, in cui gli USA saranno in grado di attrarre notevoli investimenti a livello globale grazie alle agevolazioni concesse con la Production Tax Credits nell’ambito dell’Inflation Reduction Act”.

Nel merito dei provvedimenti, Hydrogen Europe sottolinea che i criteri di addizionalità, specie con l’ulteriore vincolo della correlazione temporale e geografica, possono essere rispettati, ma renderanno comunque i progetti di idrogeno verde più costosi e limiteranno il potenziale di espansione di questo vettore energetico, ostacolando di fatto il raggiungimento dei target fissati nel REPowerEU.

In ogni caso Hydrogen Europe giudica positivo il periodo di transizione previsto per gli impianti che entreranno in funzione entro il 2028, e che di fatto saranno esentati dal rispetto del criterio dell’addizionalità per il primo decennio di attività, “una misura assolutamente necessaria per consentire lo scale-up del settore”.