La Commissione UE lancia il pacchetto ‘Fit for 55’: tutti gli interventi che riguardano l’idrogeno

di Francesco Bottino

La Commissione Europea ha pubblicato ufficialmente oggi ‘Fit for 55’, un pacchetto di proposte legislative costituito in parte da revisione di Regolamenti esistenti e in parte da nuove norme, finalizzato a consentire una riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra del 50% rispetto ai valori del 1990, entro il 2030.

Un programma di intervento decisamente di ampio respiro, che abbraccia molti aspetti del tessuto economico europeo e in cui l’idrogeno ha un ruolo determinante, peraltro giù riconosciuto nel Green Deal europeo e anche nella Hydrogen Strategy presentata esattamente un anno fa dalla Commissione.

Come evidenziato dallo stesso esecutivo di Bruxelles in un documento riassuntivo intitolato “Il ruolo dell’idrogeno nel raggiungimento dei nostri obbiettivi climatici ed energetici al 2030”, il pacchetto ‘Fit for 55’ fissa alcuni target precisi in tema di H2, confermando quanto già previsto nella strategia europea dell’anno scorso, ovvero 40 GW di capacità di elettrolisi installata e un output di 10 milioni di tonnellate annue di idrogeno rinnovabile entro il 2030.

Ma ovviamente la nuova iniziativa comunitaria va oltre e, nella proposta di modifica della cosiddetta RED II, la direttiva sulle energie rinnovabili (qua il testo completo), prevede di estendere il sistema di certificazione europea ai fuel rinnovabili, per potervi includere anche l’H2, e fissa dei target concreti per l’utilizzo di questo vettore al fine di decarbonizzare i trasporti pesanti e l’industria. Nel primo caso, il testo stabilisce che dovrà essere utilizzato – sul totale dei combustibili – almeno il 2,6% di fuel rinnovabile di origine non biologica (quindi idrogeno verde o derivati), mentre nel secondo, ovvero quello delle applicazioni industriali, viene stabilito che almeno la metà di tutto l’idrogeno consumato dovrà essere di origine rinnovabile.

Sempre in tema di trasporti, vengono stabiliti nuovi target per le emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri (vans), “imponendo – si legge nella nota della Commissione – che le emissioni delle autovetture nuove diminuiscano del 55 % a partire dal 2030 e del 100 % a partire dal 2035 rispetto ai livelli del 2021. Di conseguenza, tutte le autovetture nuove immatricolate a partire dal 2035 saranno a zero emissioni”.

Ma, affinché ciò possa davvero avvenire, gli utenti dovranno avere a disposizione un’adeguata rete di impianti di ricarica per mezzi elettrici e di rifornimento di fuel ‘zero carbon’, come appunto l’idrogeno. Ed è su questo che interviene la proposta di revisione del Regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi (qua il testo completo), prevedendo – per quel che riguarda l’H2 – l’installazione, da parte degli Stati membri, di almeno una fuel station dedicata ogni 150 Km (ogni 60 km per la ricarica dei mezzi elettrici) sulle rete del network TEN-T (Trans-European Transport Network) e in ogni nodo urbano.

Di idrogeno si parla poi nella proposta per un nuovo Regolamento (chiamato FuelEU Maritime: qua il testo) sull’utilizzo dei combustibili alternativi in ambito marittimo, in cui vengono presi in esame tutti i fuel rinnovabili e low-carbon compresi l’H2 ‘decarbonizzato’ (definizione che, a differenza di quella di ‘idrogeno rinnovabile’, dovrebbe comprendere anche l’idrogeno blu) e i suoi derivati come metanolo e ammoniaca, considerati i più promettenti per le applicazioni nello shipping.

Inoltre la Commissione ha proposto, nella sua ipotesi di revisione del Regolamento sul sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS), di includere nello schema anche la produzione di idrogeno rinnovabile tramite elettrolisi, che beneficerebbe di ‘indennità’ gratuite.

Infine, nella sua proposta di revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (qua il testo), l’esecutivo comunitario ha definito una serie di agevolazioni fiscali per l’utilizzo di idrogeno a beneficio dei consumatori finali.

Questo articolato e complesso programma di intervento normativo dovrà ora passare al vaglio degli Stati membri dell’UE e del Parlamento Europeo, prima di trasformarsi in una serie di norme vincolanti: un processo che ovviamente richiederà tempo e, probabilmente, non poco lavoro di mediazione.

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