L’Arabia Saudita guarda oltre il petrolio: maxi-progetto per diventare un hub mondiale dell’idrogeno verde
di Francesco Bottino
Il gruppo Air Products ha annunciato oggi di aver raggiunto un’intesa con ACWA Power e NEOM relativa allo sviluppo di un maxi impianto – il più grande al mondo di questa tipologia, almeno sulla carta – di produzione di ammoniaca ‘green’ da idrogeno rinnovabile, per un investimento complessivo (suddiviso equamente tra i 3 partner che saranno soci paritetici di una joint-venture) di oltre 5 miliardi di dollari.
Il futuro impianto produttivo sarà situato a NEOM, futura smart-city e hub delle energie rinnovabili che si sorgerà nell’area nord occidentale dell’Arabia Saudita, e sfrutterà un innovativo sistema da 4 GW che integra energia solare ed eolica per produrre idrogeno verde da elettrolisi dell’acqua con tecnologia della corporation tedesca Thysssenkrupp, da cui poi verrà sintetizzata ammoniaca a impatto zero.
In base al progetto, a NEOM, a partire dal 2025, verranno prodotte 650 tonnellate di idrogeno verde al giorno, trasformante a loro volta in circa 1,2 milioni di tonnellate di ammoniaca ‘green’ all’anno (con tecnologia di Haldor Topsoe).
Ammoniaca che sarà ad esclusivo appannaggio di Ari Products, la quale intende trasportare il prodotto in tutto il mondo, per poi ri-trasformarlo in idrogeno da destinare al mercato del trasporto.
La notizia, al di là degli enormi valori (economici ed industriali) in ballo, assume particolare rilevanza per una molteplicità di ragioni.
Innanzitutto costituisce un’immediata applicazione concreta dell’accordo di collaborazione appena siglato tra Air Product a Thyssenkrupp, annunciato soltanto ieri e focalizzato proprio sull’implementazione della tecnologia tedesca per l’elettrolisi alcalina in grandi progetti di idrogeno verde.
In secondo luogo, l’iniziativa conferma il ruolo che l’ammoniaca potrà avere per trasportare e stoccare idrogeno in modo più semplice e sicuro, avendo l’NH3 una forma più stabile che richiede meno ‘attenzioni’ dal punto di vista di pressione e temperatura, rispetto all’H2 in purezza. Cosa di cui sono convinti molti analisti e di cui più di una volta ha parlato, in tempi recenti, anche il CEO del Rina Ugo Salerno.
Infine, questo progetto rende palese la strategia dell’Arabia Saudita, che – pur restando ad oggi uno dei principali produttori mondiali di petrolio – evidentemente sta prendendo coscienza della fase calante in cui è entrato il greggio, e della conseguente necessità per il Paese di diversificare almeno in parte le sue fonti di sostentamento economico svincolandosi dall’ ‘oro nero’. E per farlo, Riad sta iniziando a puntare sempre più sui combustibili ecosostenibili, sfruttando – come nel caso del progetto appena annunciato da Air Product – le grandi risorse in termini di rinnovabili, soprattutto eolico e solare, di cui la penisola arabica è dotata.