Le aziende quotate pronte a ‘cavalcare’ la crescita dell’idrogeno, secondo Equita
Diventato oggetto di dibattito politico a livello internazionale e nuovo filone di business per molte realtà storiche dell’industria energetica ‘tradizionale’, l’idrogeno sta catalizzando un crescente livello di attenzione anche da parte del mondo finanziario, pronto a cogliere le opportunità che lo sviluppo dell’H2 potrà offrire ai player del mercato dei capitali.
Recente testimonianza di questa sempre più intensa attenzione è, per esempio, il report ‘Hydrogen – Basic and company exposure’, diffuso da Equita, investment bank indipendente italiana specializzata nei servizi di consulenza finanziaria.
Nel suo corposo dossier Equita ripercorre le tappe di sviluppo della filiera dell’H2 e, soprattutto, conferma le previsione di una prossima e sostanziosa crescita del comparto, sostenuta dalla volontà politica dell’Unione Europea e di diversi Stati nazionali di puntare – anche con ingenti fondi pubblici – su questo vettore energetico per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione al 2050, nonché dai maxi progetti di investimento annunciati da alcune delle principali major globali.
Alla luce di questo scenario, la società finanziaria italiana entra nel merito del suo core business passando in rassegna le aziende quotate in Borsa – tra quelle che la stessa Equita tiene costantemente monitorate – meglio posizionate per beneficiare, in termini di valore del titolo, della crescita del settore idrogeno.
Si comincia da CNH Industrial, che – scrive Equita – grazie alla sua partnership con Nikola Motors sui camion con propulsione a fuel cell e quindi al suo posizionamento come front-runner per questa nuova tecnologia potrà sperimentare un incremento del valore del titolo, anche se sarà diluito nel corso del tempo.
Un ampio margine di apprezzamento, nell’ordine del 20%, hanno invece i titoli di Air Liquide e Linde, gruppi entrambi attivi nei gas industriali e già presenti nel segmento dell’idrogeno, che vale al momento 2 miliardi di fatturato per ciascuna delle aziende, ma il cui peso potrà crescere ulteriormente con lo sviluppo di nuove applicazioni dell’H2.
Esposte nell’idrogeno, essendo attive nella componentistica per i sistemi di fuel cell, sono anche JMAT e Umicore, che però secondo Equita dispongono di un minor potenziale in termini di incremento del valore del titolo.
Chi invece potrà beneficiare pienamente dello sviluppo della mobilità a idrogeno è il gruppo italiano Landi Ranzo, già presente nella fornitura di componenti per mezzi pesanti e anche di sistemi di compressione per le stazioni di rifornimento di H2 e quindi pronto a cogliere le opportunità offerte dalla crescente diffusione di camion e altri mezzi a fuel cell.
Ben posizionata anche Maire Tecnimont, che dispone già di diverse tecnologie proprietarie nel campo dell’idrogeno. Al momento l’H2 contribuisce in misura modesta al volume d’affari del gruppo, ma – secondo Equita – potrà costituire una parte sostanziale della crescita di NextChem, arrivando a generare il 25% -30% di ricavi ed EBITDA della controllata dedicata a transizione energetica e chimica verde entro il 2025.
Menzionata ovviamente anche Snam: l’Europa punta ad utilizzare l’attuale network del gas per la distribuzione dell’idrogeno e la rete gestita dall’azienda italiana (che ha già svolto diversi test con mix di metano e H2 prima al 5% e poi al 10%) è per il 70% già “hydrogen ready” e potrebbe diventarlo al 100% con una serie di upgrade infrastrutturali.
Infine, Equida cita Siapem: il contractor di San Donato, con la divisione XSIGHT, potrà giocare un ruolo di primo piano nel settore dell’idrogeno e potrà dare un contributo determinante nello sviluppo della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS, processo fondamentale nella produzione dell’idrogeno cosiddetto ‘blu’; ndr) grazie alla sua esperienza nei processi di cattura e gestione dei gas.