L’European Clean Hydrogen Alliance verso i 1.000 membri: gli ultimi ingressi italiani e l’assenza delle nostre istituzioni
di Francesco Bottino
Cresce costantemente il numero dei soggetti aderenti all’European Clean Hydrogen Alliance (lanciata lo scorso 8 luglio, in parallelo alla presentazione delle strategia europea sull’idrogeno): nell’ultima release, datata 15 dicembre 2020, la lista dei membri ha superato i 900 nomi e registra l’adesione all’organizzazione di altre importanti realtà industriali italiane, che si affiancano ai ‘big’ già entrati lo scorso autunno. Mentre diventa sempre più vistosa la mancanza, nell’elenco, di soggetti istituzionali italiani, soprattutto rispetto alla presenza di numerosi ministeri ed enti locali di altri Paesi membri dell’UE.
Sul versante aziendale spiccano, tra i nomi aggiunti di recente alla lista, player di primo piano del comparto energetico come Ansaldo Energia, Edison e Hera (multi-utility basata a Bologna), ma anche un nome noto dell’industria siderurgica come Cogne Acciai Speciali. Poi SIT, multinazionael basata a Padova e attiva tra le altre cose nello sviluppo di tecnologie sostenibili per caldaie e contatori anche a idrogeno, e Punch Tornino, fornitore di tecnologie per il settore automotive alla guida di un consorzio che intende sviluppare soluzioni per la mobilità ad H2 nel distretto del capoluogo piemontese.
Fa la sua comparsa anche Industrie De Nora, società italiana che produce alcune delle componenti essenziali per la costruzione di impianti di elettrolisi, in cui recentemente Snam ha investito rilevando il 33% del capitale.
Se quindi l’elenco delle realtà industriali nazionali che hanno aderito all’European Clean Hydrogen Alliance si allunga, resta visibilmente sguarnita di sigle riconducibili al Belpaese la sezione dell’elenco relativa ai soggetti istituzionali: tra gli enti pubblici, al fianco di numerosissimi ministeri, governi locali e regionali e municipalità di tutto il continente, compaiono soltanto l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale (porti di Livorno e Piombino), membro della ‘prima ora’ (e già attiva in tema idrogeno con una serie di webinar dedicati all’argomento), e quella del Mar Tirreno Centro-Settentrionale (Civitavecchia), aggiuntasi più di recente.
Per il resto nessun ente pubblico-amministrativo di ‘indirizzo politico’ compare per ora nell’elenco: si registrano soltanto alcuni, pur prestigiosi, afferenti al mondo della ricerca scientifica, come la Fondazione Bruno Kessler di Trento, l’ENEA e il Politecnico di Torino, ma mancano ancora quelle che dovrebbero essere le ‘teste pensanti’ della strategia italiana sull’idrogeno, a partire dal Ministero dello Sviluppo Economico.