L’European Hydrogen Backbone raddoppia: grazie all’adesione di altri 12 TSO la potenziale estensione della rete arriva a 40.000 Km

Cresce l’European Hydrogen Backbone, la futura rete continentale di pipeline dedicate all’H2 ‘immaginata’ lo scorso anno da 11 TSO (Transport System Operator) tra cui l’italiana Snam nell’ambito di un’iniziativa che ha raccolto ora l’adesione altre 12 aziende del settore provenienti da 11 Paesi dell’UE.

La versione aggiornata del progetto, presentato oggi dai promotori, prevede un network di condotte per l’idrogeno che entro il 2040 potrà raggiungere – grazie al contributo dei 23 player che sostengono l’iniziativa – un’estensione complessiva di 40.000 km, la maggior parte dei quali peraltro costituiti da tratti di infrastruttura già esistente, in 21 Paesi dell’UE.

Un ‘balzo’ in avanti considerevole, rispetto alla prima versione dell’European Hydrogen Backbone (EHB) presentata lo scorso luglio, che prevedeva una rete di 23.000 Km articolata in 10 Stati.

Come detto, quasi il 70% del futuro network dell’idrogeno delineato dai partner del progetto è costituito da pipeline già oggi in uso per il metano e facilmente riadattabili al passaggio di H2, mentre il restate 30% sarà costituito da nuove condotte funzionali a connettere potenziali clienti, soprattutto in Paesi dove oggi la rete del gas non è ancora molto sviluppata.

I partner della EHB hanno aggiornato anche le loro previsioni economiche, stimando – per l’intera rete da 40.000 Km – investimenti complessivi compresi tra i 43 e gli 81 miliardi di euro. Con la nuova infrastruttura, la cui ramificazione al 2030, al 2035 e al 2040 è rappresentata da 3 mappe pubblicare a corredo del nuovo report (scaricabile a questo link), trasportare l’idrogeno su lunghe distanze – secondo i promotori del progetto – costerebbe in media tra 0,11 e 0,21 euro per kg, rendendo tale opzione competitiva dal punto di vista dei costi.

“L’Europa necessita di sviluppare rapidamente una rete dedicata all’idrogeno. Questo nuovo studio della European Hydrogen Backbone mostra una chiara roadmap su come questo possa diventare realtà” ha dichiarato il Prof. Ad van Wijk, autore del piano sugli elettrolizzatori 2x40GW e consigliere di Hydrogen Europe.

“Siamo lieti dell’adesione di 11 nuovi paesi a questa iniziativa. Il nostro nuovo rapporto dimostra chiaramente che una infrastruttura pan-europea per l’idrogeno, che si basi per larga parte sul riutilizzo dell’infrastruttura a gas già esistente, è possibile”, ha aggiunto Daniel Muthmann, coordinatore della iniziativa EHB e responsabile della strategia, sviluppo, policy e comunicazione della tedesca OGE.

Nel nuovo documento, oltre ad una visione d’insieme proiettata nel prossimo ventennio, vengono anche forniti una serie di approfondimenti sui singoli Paesi che hanno aderito all’iniziativa.

Per quanto riguarda l’Italia, si legge che “entro il 2030 la rete dell’idrogeno potrà estendersi dalla Sicilia all’Emilia Romagna”, uno sviluppo che si accoppierà alle potenzialità “di importare idrogeno dalla Tunisia, sfruttando al massimo il vantaggio in termini di costi della produzione di energia solare e disponibilità di spazi esistente in Nord Africa”. In quest’ottica, “l’idrogeno potenzialmente potrà essere trasportato dal Nord Africa o da centri di ‘iniezione’ nel Sud Italia fino ai cluster industriali del Meridione e potrà integrare la produzione di idrogeno blu nel Nord della Penisola, al servizio delle industrie di quell’area”.

Già nel 2035, poi, “la rete italiana potrà essere connessa con quella dell’Austria, consentendo così all’idrogeno verde prodotto in Nord Africa di raggiungere i mercati di destinazione dell’Europa Settentrionale e rendendo possibile una progressiva sostituzione del metano con l’H2 pur mantenente la necessaria sicurezza degli approvvigionamenti. Sul versante orientale, la connessione con la Slovenia metterà in comunicazione due importanti aree di fornitura come Nord Africa e Ucraina. Entro il 2040, infine, l’interconnessione con la Svizzera consentirà all’idrogeno nordafricano di raggiungere anche gli altri mercati dell’Europa occidentale”.

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