L’IEA: “Sostegno alle tecnologie per la produzione di idrogeno nei pacchetti di aiuti economici post-coronavirus”

Gli elettrolizzatori, insieme alle batterie al litio, sono tecnologie strategiche per lo sviluppo della transizione energetica e un loro sostegno diretto dovrebbe essere inserito nei pacchetti di stimolo all’economia che in questo momento i governi di tutto il mondo stanno definendo per ripartire dopo la crisi del coronavirus.

Ne è convinta l’International Energy Agency (IEA), che a questo argomento ha dedicato un dettagliato report intitolato “Batterie e tecnologie per l’idrogeno: la chiave per un futuro ad energia pulita” e consultabile integralmente al seguente link:

https://www.iea.org/articles/batteries-and-hydrogen-technology-keys-for-a-clean-energy-future?utm_content=buffer1b85c&utm_medium=social&utm_source=twitter-ieabirol&utm_campaign=buffer

La tecnologia

Secondo l’ente internazionale, in particolare l’industria degli elettrolizzatori – tecnologia fondamentale per decarbonizzare la produzione di idrogeno che oggi avviene quasi esclusivamente (su 70 milioni di tonnellate annue utilizzate prevalentemente per fertilizzanti e raffinazione petrolifera) da fonti fossili, con conseguente produzione di grandi quantità di CO2 – si trova ancora in una fase embrionale ma, sfruttando le esperienza fatta da nel campo delle batterie al litio, si avvia al cosiddetto scale-up, ovvero ad una produzione più massiccia che, come avvenuto per gli impianti fotovoltaici, consentirà una notevole diminuzione dei costi. Su tutti questi aspetti l’IEA pubblicherà un apposito dossier, chiamato Energy Technology Prospectives, il prossimo 2 luglio.

Un settore in rapida crescita

Ad oggi – scrive l’IEA nel suo report – l’Europa è il principale produttore di elettrolizzatori, con una capacità complessiva di 1,2 gigawatts (GW), che però è destinata ad aumentare considerevolmente: ITM Power sta costruendo in Gran Bretagna il più grande stabilimento per la costruzione di elettrolizzatori del mondo, con una capacità di 1 GW, mentre la norvegese NEL Hydrogen ha avviato realizzazione di una fabbrica che partirà con 360 megawatts (MW) di capacità, per arrivare anch’essa a oltre 1 GW a pieno regime.

Parallelamente, stanno crescendo in misura esponenziale sia la capacità di elettrolisi installata che la dimensione media dei singoli progetti: dai 0,2 MW di 10 anni siamo arrivati ad un range compreso tra 1 e 5 MW. Ma in Giappone è già iniziata la realizzazione di un impianto per la produzione di idrogeno tramite elettrolisi da 10 MW e in Canada sarà a breve pronta una struttura analoga con una capacità di 20 MW.

In base alle caratteristiche dei progetti annunciati, secondo la IEA dai 170 MW di capacità di elettrolisi installata nel 2019, si arriverà a 730 MW nel 2021. “Ma far si che questo processo non rallenti – ribadisce l’agenzia – è necessario che i governi rassicurino gli investitori circa la loro volontà di continuare a puntare sull’idrogeno”.

Gli interventi più efficaci per sostenere la filiera

La questione degli aiuti pubblici è fondamentale secondo la IEA, anche se i governi potrebbero lecitamente interrogarsi sulla futura domanda di idrogeno da nuovi settori come i trasporti, le costruzioni e l’industria siderurgica, prima di mobilitare risorse pubbliche a sostengo della produzione di elettrolizzatori.

Ma se anche un boom della domanda non si dovesse verificare nel breve termine, la diffusione della tecnologia per l’elettrolisi potrebbe essere utilizzata in un primo momento per decarbonizzare l’attuale produzione di idrogeno da fonti fossili, in attesa di uno sviluppo di domanda anche per altri usi.

Domanda che comunque, secondo il report, potrebbe essere facilmente stimolata dai governi stabilendo, per esempio, l’immissione di una quota di idrogeno in miscela con il metano nella rete infrastrutturale esistente. Se nei gasdotti dell’Unione Europea si immettesse regolarmente il 5% di idrogeno, si genererebbe una nuova domanda di questo prodotto per 2,5 milioni di tonnellate l’anno, che per essere soddisfatta necessiterebbe di 25 GW di capacità di elettrolisi.

Situazione che creerebbe un nuovo mercato di sbocco per i produttori di questa tecnologia, con un effetto di stimolo su tutta l’economia.

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