Linee guida per la strategia nazionale dell’idrogeno: il punto del MISE
di Francesco Bottino
Quando verranno pubblicate le linee guida per la strategia nazionale dell’idrogeno e cosa conterranno? Su quali aspetti si concentrerà il Governo per incentivare lo scale-up dell’idrogeno in Italia? A quanto ammontano gli investimenti previsti e da dove arriveranno le risorse?
Domande a cui ha risposto – in questa intervista rilasciata ad Hydronews – Francesco De Mango, consulente tecnico dello staff del Vice Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni, che ha lavorato proprio sul ‘dossier idrogeno’ per conto del MISE.
Come si svilupperà l’iter per arrivare alla strategia nazionale? E con che tempistiche?
Le linee guida verranno pubblicate nei prossimi giorni. Dopo di ché inizierà un confronto con gli stakeholder, a valle del quale si arriverà alla definizione di una strategia nazionale per l’idrogeno definitiva, che dovrebbe vedere la luce nei primi mesi del 2021.
Il ministro Patuanelli ha più volte parlato di investimenti sull’idrogeno nell’ordine dei 3 miliardi di euro, mentre le linee guida indicano come valore complessivo 10 miliardi nel decennio. Come si è arrivati a questa cifra?
Le stime contenute nelle linee guida contemplano un range più ampio di interventi. Sono stati calcolati gli investimenti necessari, inclusi quelli per sostenere le attività di ricerca e sviluppo e tutti i capex dei progetti considerati nel periodo 2020-2030 relativi per esempio alla componentistica degli impianti, ai mezzi di trasporto dedicati (treni e truck a idrogeno ecc…). La stima complessiva, che può essere soggetta a variazioni e aggiustamenti, è costituita da 5 miliardi di investimenti privati e altri 5 miliardi di risorse pubbliche, in parte di origina nazionale e in parte provenienti da programmi europei di finanziamento, sia presenti che futuri.
Le linee guida affrontano il tema degli incentivi pubblici al settore? Come verranno declinate queste misure?
Il documento che verrà pubblicato nei prossimi giorni riguarda le linee guida preliminari, e quindi non affronta la definizione dettagliata degli incentivi, rimandata ad un intervento successivo. Vengono però individuate delle aree di intervento, e soprattutto viene sancito un principio: il sostegno dovrà andare non solo al consumo di idrogeno verde – il cui costo stimiamo potrà diventare competitivo con quello di altre forme di H2 nel periodo compreso tra il 2025 e il 2030 – ma anche allo sviluppo di una filiera nazionale delle tecnologie per l’idrogeno, dagli elettrolizzatori alle celle a combustibile. Per questo sarà molto importante favorire la connessione tra ricerca e industria. Parliamo di un nuovo settore economico, il cui primo compito sarà quello di contribuire alla decarbonizzazione, ma che consentirà anche la creazione di circa 200.000 nuovi posti di lavoro nel prossimo decennio.
L’obbiettivo di 5GW in termini di capacità di elettrolisi installata entro il 2030 riguarda nello specifico il territorio italiano? Disporremo della sufficiente quantità di energia rinnovabile per alimentarla?
I 5GW sono il volume considerato sufficiente per avviare un mercato interno dell’idrogeno verde. Al momento si parla di capacità installata in territorio italiano, anche se ovviamente, se sarà necessario, l’importazione dall’estero è una strada che non viene esclusa per poter avere approvvigionamenti complementari. Per quanto riguarda le rinnovabili, è chiaro che servirà un grande sforzo da questo punto di vista. Il PNIEC prevede che debbano essere installati 40 GW di capacità addizionale entro il 2030: è un obbiettivo fondamentale, il cui raggiungimento è necessario per poter arrivare in parallelo ad una capacità di elettrolisi pari a 5 GW nello stesso arco temporale. I due target sono strettamente connessi e senza centrare il primo sarà molto difficile ottenere il secondo.
Per quanto riguarda gli usi finali dell’idrogeno, sono già stati individuati i campi di applicazione?
La linee guida preliminari – che sono frutto del lavoro di molti soggetti, dalle direzioni tecniche del Ministero dello Sviluppo Economico al Viceministro Buffagni fino alla Sottosegretaria Todde e al Gabinetto del Ministero – individuano le maggiori potenzialità nel trasporto pesante e ferroviario, in alcuni comparti dell’industria chimica e della raffinazione nonché nel blending in rete col metano, specialmente nei casi in cui è possibile sfruttare l’overgeneration delle rinnovabili. Ma prendono in esame diversi altri potenziali utilizzi e ipotizzano anche la creazione di delle vere e proprie ‘hydrogen valley’ dove riunire in un’unica area geografica poli produttivi e centri di consumo. L’individuazione delle zone più adatte verrà ovviamente fatta in un secondo momento, quando dalla linee guida si passerà alla definizione dettagliata dei singoli ambiti di intervento, ma sicuramente si può immaginare che un modello del genere abbia senso per esempio nelle aree dove la rete ferroviaria non può essere elettrificata e dove quindi le locomotive diesel potranno essere sostituite con unità ad idrogeno, oppure lungo il corridoio del Brennero, che per molti versi è già avanti nella sperimentazione sull’idrogeno. Inoltre, bisognerà lavorare alla creazione di una prima rete di stazioni di rifornimento per i truck, che ad oggi in Italia ancora non esiste.