L’Oman può diventare un importante esportatore di idrogeno green, secondo l’International Energy Agency (IEA)

Grazie a ingenti risorse di energia rinnovabile e ad ampi spazi non ancora sfruttati, l’Oman potrà diventare un importante produttore, e quindi esportatore internazionale, di idrogeno verde a partire dal 2030.

A prevederlo è l’International Energy Agency (IEA), che ha recentemente pubblicato un nuovo report intitolato ‘Renewable Hydrogen from Oman: A Producer Economy in Transition’ (consultabile a questo link), in cui vengono analizzate in dettaglio le potenzialità del sultanato come futuro hub internazionale dell’H2 green.

Prospettive che, peraltro, coincidono con le ambizioni dello stesso Paese mediorientale: l’Oman punta infatti a produrre almeno 1 milione di tonnellate all’anno di H2 green nel 2030, per arrivare fino a 3,75 milioni di tonnellate nel 2040 e a 8,5 milioni di tonnellate nel 2050. Quantitativo, quest’ultimo, che corrisponde a più dell’attuale intero consumo europeo di idrogeno e che è pari al doppio dell’attuale esportazione di GNL del sultanato, uno dei principali player nel marcato globale del gas naturale liquefatto.

“L’Oman è un Paese produttore di petrolio e gas che ha adottato un approccio lungimirante rispetto al suo futuro energetico, con una visione di lungo termine e un forte impegno verso l’obbiettivo net-zero” ha dichiarato l’Executive Director della IEA, Fatih Birol, durante l’evento di presentazione del report, svoltosi presso la sede parigina dell’agenzia alla presenza del Ministro dell’Energia e delle Risorse Minerarie dell’Oman, Salim Al Aufi. “Grazie al suo enorme potenziale di produzione di energia eolica e solare a basso costo, lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno potrebbe portare grandi benefici al Paese”.

Secondo l’analisi svolta dalla IEA nel dossier, basata sulla ‘project pipeline’ (ovvero sui progetti fino ad ora annunciati), entro il 2030 l’Oman potrà diventare il 6° produttore al mondo di idrogeno rinnovabile, e il primo del Medio Oriente.

Oltre al potenziale in termini di energia rinnovabile – necessario per alimentare gli impianti di elettrolisi, che sfrutteranno anche acqua di mare desalinizzata – e all’abbondanza di spazi sfruttabili, l’Oman dispone anche di una rete infrastrutturale molto sviluppata per l’export di fuel fossili che potrà essere convertita alla gestione di H2 e derivati, anche grazie al know-how consolidato nella value chain del GNL che – secondo la IEA – è direttamente applicabile all’idrogeno rinnovabile e ai fuel sintetici.

Un percorso, quello dello sviluppo dell’idrogeno, che il sultanato ha già intrapreso con decisione: nel 2022 è stata costituta l’entità statale Hydrogen Oman, per implementare concretamente la strategia governativa, e sono già partiti 6 progetti relativi alla produzione del vettore energetico da fonte rinnovabile.

Per quanto riguarda la logistica, inizialmente è prevedibile che l’H2 venga distribuito sui mercati internazionali sotto forma di ammoniaca: oggi l’Oman esporta già 200.000 tonnellate annue di questo prodotto, e quindi dispone di infrastrutture che potranno essere sfruttate ma dovranno essere notevolmente potenziate in termini di capacità se il Paese vorrà davvero affermarsi con uno dei player internazionale di questo nascente mercato.

Serviranno quindi, per sviluppare l’intera value chain dell’H2 da qui al 2030, notevoli investimenti, che dovrebbero raggiungere i 33 miliardi di euro secondo le stime della IEA.