Mallone (MASE): “Con i progetti delle hydrogen valley verranno installati 130 MW di elettrolisi entro il 2026”
di Francesco Bottino
Roma – Con la realizzazione di tutti i progetti che sono stati ammessi ai finanziamenti stanziati dal PNRR per la produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse (hydrogen valley) verranno installati in Italia 130 MW di capacità di elettrolisi entro il 2026.
Lo ha annunciato Mauro Mallone, Direttore Generale Direzione Incentivi Energia del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, durante il convegno ‘Modelli di business per l’utilizzo dell’H2 e lo sviluppo della filiera in Italia’, organizzato a Roma da Confindustria e ANIMA Confindustria Meccania Varia, ricordando anche che per 450 milioni di euro di risorse disponibili sono arrivate richieste pari complessivamente a 1,2 miliardi di euro, “e questo testimonia il grande interesse che c’è nel tessuto economico italiano nei confronti dell’H2”.
Mallone ha quindi aggiunto che, in tema di stazioni di rifornimento stradale (altro capitolo di spesa previsto dal PNRR), “ci sono state delle polemiche, perché i progetti ammessi al finanziato sono 35, meno del target di 40 previsto. Ma considerando che attualmente le refueling station, in Italia, sono soltanto 2, mi sembra comunque un buon risultato”.
I finanziamenti per l’utilizzo di idrogeno nei settori industriali hard to abate, invece, devono essere ancora assegnati, “ma anche in questo caso penso che il riscontro sarà positivo. Ci sono 2 miliardi di euro, di cui 1 miliardo riservato al progetto di produzione di acciaio green tramite DRI (Direct Reduced Iron)”. A tal proposito, il dirigente del MASE ha spiegato che con tutta probabilità l’iniziativa sull’acciaio avrà tempi incompatibili con quelli del PNRR: “Ci sono delle problematiche legate alla produzione di acciaio in Italia, motivo per cui ritengo che questo progetto verrà stralciato dal PNRR e finanziato con altre risorse, poiché, semplicemente, non potrà essere completato entro le scadenze previste”.
Ma attualmente l’attenzione del dicastero è concentrata sopratutto sulla definizione del cosiddetto ‘decreto tariffe’, la misura che dovrebbe consentire di sostenere anche gli opex dei progetti a idrogeno, elemento considerato fondamentale delle imprese, come confermato da molti player del settore anche durante il convegno organizzato da Confindustria e ANIMA.
“Anche ipotizzando un contributo pubblico sui capex fino al 60%, il limite massimo previsto dal bando per gli hard to abate, l’utilizzo di idrogeno nell’industria non sarebbe competitivo” ha infatti ammesso Mallone. “Per questo è necessario un sistema di incentivazione che consenta di ridurre il gap tra il costo finale dell’H2 green e quello dei combustibili fossili”. Ma la tematica risulta particolarmente complessa da trattare, a causa delle cifre in ballo. “Se consideriamo un consumo di idrogeno tra le 200.000 e le 300.000 tonnellate annue al 2030, per garantire ogni anno un incentivo anche solo di 1 euro a Kg, servirebbero diversi miliardi di euro. Ed è dovere del Governo trovare un equilibrio tra la necessità di questo tipo di sostegno da parte delle imprese e la congruità degli interventi pubblici che non possono gravare in misura eccessiva sulle tasche dei contribuenti”.