Nel 2070 l’80% della flotta mondiale di navi andrà a biofuel, ammoniaca o idrogeno, secondo la IEA

Entro il 2070 il 13% della produzione mondiale di idrogeno verrà assorbita dall’industria marittima: tra un cinquantennio, infatti, secondo il recente report “Energy Technology Prospective” della IEA (International Energy Agency), i biofuel, l’ammoniaca e l’H2 copriranno l’80% della domanda globale di carburanti marini.

Nel 2019, ricorda la IEA, i trasporti hanno pesato per circa il 30% sul consumo finale di energia e per circa il 23% sulle emissioni dirette di CO2 del settore energetico.

Ridurre quindi l’utilizzo dei carburanti fossili e delle emissioni delle modalità di trasporto su lunga distanza, come i camion, le navi e gli aerei, sarà particolarmente importante, ma altrettando complesso poiché si tratta di attività che necessitano di una densità energetica molto elevata. Inoltre, al momento lo sviluppo tecnologico di combustibili alternativi è ancora piuttosto indietro, e il loro costo resta poco competitivo rispetto ai prodotti di origine fossile.

Senza considerare che – ricorda l’agenzia – la domanda di trasporti su lunghe distanze, pur essendo stata duramente colpita dalla crisi del coronavirus, con la previsione di un costante aumento della popolazione mondiale è destinata ad aumentare ancora nel corso del decenni, complicando ulteriormente la sfida per ridurne l’impatto ambientale di queste attività.

Proprio in quest’ottica, diventerà preponderante, per limitare la produzione di CO2 dell’industria marittima, rivolgere all’attenzione ai biocarburanti ma soprattutto all’idrogeno e ai suoi derivati, come l’ammonica, che molti ritengono potrà essere il carburante navale del futuro.

“Questi cambiamenti – secondo la IEA – necessitano di un rafforzamento dei target in tema di efficienza e di nuovi standard riguardo i combustibili low-carbon, per ridurre ‘price gap’ con i concorrenti di origine fossile. Inoltre sarà fondamentale la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative: il 60% della riduzione delle emissioni ottenuta nel 2070 deriverà – conclude l’agenzia internazionale – da tecnologie che al momento non sono ancora disponibili sul mercato”.

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