Nella sua strategia l’UE punta tutto sull’idrogeno verde: 40 GW di capacità di elettrolisi entro il 2030
L’Europa scommette tutto sull’idrogeno verde e punta a raggiungere una capacità di elettrolisi di 40 GW entro il 2030.
“L’idrogeno rinnovabile è l’opzione più compatibile con gli obbiettivi di neutralità climatica dell’Unione Europa nel lungo termine” ed è quindi il “focus prioritario” della Commissione, è infatti riportato nella strategia sull’idrogeno di Bruxelles.
Nel testo, che verrà diffuso ufficialmente il prossimo 8 luglio, ma di cui la testata Euractiv ha riportato ampi stralici in anteprima, la Commissione scrive che questa scelta si basa “sulla forza industriale europea nella produzione di elettrolizzatori” e che l’obbiettivo primario deve essere quello di ridurre il costo di produzione dell’H2 ‘green’ tramite la creazione di impianti dedicati su “scala gigawatt”.
Il target delineato dalla Commissione nella strategia – secondo le anticipazioni di Euractive – è quello di arrivare quindi ad una capacità di elettrolisi installata in territorio europeo pari a 4 GW nel 2024, per balzare poi fino a 40 GW entro il 2030. Per raggiungere questi livelli saranno ovviamente necessari imponenti investimenti: 13-15 miliardi di euro nel corso del prossimo decennio in nuovi impianti di elettrolisi, a cui si aggiungerebbero ben 50-70 miliardi di euro in investimenti nel settore delle rinnovabili (eolico e solare) per avere una capacità energetica dedicata (al processo di elettrolisi) di 50-75 GW. In totale, la Commissione stima investimenti complessivi relativi alla produzione di idrogeno verde nell’ordine dei 180 miliardi di euro entro il 2050.
La scelta di Bruxelles di puntare tutto sull’H2 ‘green’ nel lungo termine non esclude però a priori l’idrogeno ‘blu’, ovvero quello prodotto tramite steam reforming del metano con cattura di CO2.
“Nel breve e medio termine – scrive la Commissione nel documento – anche l’idrogeno basato su fossili a bassa emissione di anidride carbonica (low-carbon fossil based hydrogen) svolgerà un ruolo, in primo luogo nella riduzione delle emissioni dell’attuale produzione di idrogeno e come supporto al parallelo e futuro sviluppo dell’idrogeno rinnovabile”.
A tale scopo, da qui al 2050 l’esecutivo comunitario ipotizza investimenti tra i 3 e i 18 miliardi di euro per il low-carbon fossil-based hydrogen e di altri 1-6 miliardi per il retrofitting di impianti già esistenti che attualmente producono idrogeno grigio (quindi da steam reforming del metano ma senza la cattura di CO2.