Per l’ARERA l’idrogeno verde ‘drena’ risorse ed energia alla decarbonizzazione del sistema elettrico: meglio concentrarsi sull’H2 blu
L’impegno, anche economico, dell’Italia sul fronte dell’idrogeno verde distoglierebbe risorse ed energie dall’obbiettivo di decarbonizzare il sistema elettrico: meglio quindi puntare, almeno in una prima fase, sull’H2 blu e sulla CCS (carbon capture and storage) e dirottare una parte dei fondi verso interventi che possano alleviare il costo che il sistema energetico ha per la collettività.
E’ questo il parare – certamente destinato ad aprire un dibattito, poiché almeno parzialmente in controtendenza con ‘vision’ predominante un po’ ovunque in Europa – dell’ARERA (l’Autorità di Regolazione per l’Energia, le Reti e l’Ambiente), espressa nel corso delle recenti audizioni innanzi alle Commissioni Industria Commercio e turismo, Bilancio e Politiche dell’Unione Europea del Senato, in merito al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Nella memoria depositata, l’authority – pur riservandosi una valutazione più approfondita a valle della pubblicazione della Strategia nazionale per l’idrogeno, ancora in fase di definizione – rileva come nel PNRR ben 2 miliardi di euro siano destinati a progetti di idrogeno verde, con particolare riferimento alla possibile realizzazione di hub produttivi in aree industriali dismesse e alla conseguente creazione di ‘hydrogen valley’, alla transizione dell’industria siderurgica con l’introduzione del ciclo basato sul DRI (Direct Riduced Iron), nonché alla creazione di una filiera nazionale di elettrolizzatori e altre tecnologie dedicate.
“La scelta di destinare, nei prossimi sei anni, tutte le risorse all’idrogeno rinnovabile, con l’intento di avviare progetti effettivamente attuabili, induce a ritenere verosimile che gran parte degli sforzi siano indirizzati prevalentemente su attività prototipali, di ricerca e di sviluppo tecnologico” scrive l’ARERA, che aggiunge: “L’applicazione dell’idrogeno verde su scala industriale rischierebbe, almeno nel breve-medio periodo, di distrarre le risorse destinate alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili dall’obiettivo di decarbonizzazione del sistema elettrico, predominante e con vantaggi maggiori su tale scala temporale”.
Secondo l’authority, almeno nella prima fase, sarebbe invece “più opportuno che le energie rinnovabili siano valorizzate attraverso il contributo diretto alla decarbonizzazione del sistema elettrico, valutando anche tecnologie alternative per la decarbonizzazione del settore dell’idrogeno, quali la cattura e il sequestro della CO2, impiegabili nel breve periodo a costi inferiori”.
In sostanza, sarebbe meglio, per l’ARERA, concentrare gli sforzi iniziali sull’idrogeno blu, e non su quello verde che invece ‘drenerebbe’ energia rinnovabile la quale – sempre nel parere dell’ente – sarebbe allocata in modo più efficace se interamente destinata alla decarbonizzazione del sistema elettrico.
Alla luce di tali considerazioni, l’Autorità di Regolazione per l’Energia propone quindi al Parlamento di “valutare l’opportunità di spostare tali interventi (quelli per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde; ndr) ad altri ambiti del PNRR precipuamente dedicati alla ricerca e allo sviluppo industriale (per esempio, Missione 4) e di destinare almeno una parte delle risorse (attualmente destinate all’idrogeno verde; ndr) ad interventi di sviluppo del sistema energetico tesi all’efficientamento dei costi posti a carico della collettività. Ciò nel solco di una maggiore coerenza con le esigenze del sistema energetico e in linea con l’obiettivo stabilito in ambito europeo di alleviare, con il programma/regolamento RRF, l’impatto anche economico della pandemia sulla collettività”.