Per le ‘big company’ dell’energia l’idrogeno è una scommessa di lungo periodo

Le grandi compagnie energetiche, sostenute dai Governi di molti Paesi del mondo, hanno deciso di scommettere in modo deciso sull’idrogeno, pur nella convinzione che l’H2 non sarà una ‘panacea’ per decarbonizzare tutto e subito, e anzi che il suo reale potenziale potrà esprimersi soltanto nel medio-lungo periodo.

E’ quanto è emerso in questi giorni – secondo la ricostruzione fornita dall’agenzia di stampa Reuters – dagli interventi di alcuni top player dell’industria energetica globale, nel corso della conferenza online CERAWeek.

Che dell’H2 non si possa fare a mano lo ha ribadito – ancora una volta – il CEO di Royal Dutch Shell Ben van Beurden, dichiarando lapidariamente: “Senza idrogeno non potremo realizzare un’economia ‘zero carbon’ entro il 2050”.

Se su questo assunto nessuno discute, in molti ricordano però che uno scale-up della filiera dell’H2, che renderebbe la forme pulite di idrogeno competitive, è ancora da venire, e che i tempi e i costi di realizzazione di un’infrastruttura di stoccaggio e trasporto dedicata (o anche della riconversione di quella attualmente utilizzata per il metano) saranno decisamente elevati.

Motivo per cui il CEO di Siemens Energy Christian Bruch non vede “una reale disponibilità commerciale su larga scala dell’idrogeno prima del 2025 o anche, più probabilmente, della fine del decennio”. Senza considerare che, ha aggiunto Bruch, “l’idrogeno non potrà essere la risposta per ogni cosa. Non è un ‘proiettile d’argento’ che potrà risolvere tutti i problemi” della decarbonizzazione.

Una delle principali questioni, specie in relazione all’H2 green prodotto con energia rinnovabile, è ovviamente quella dei costi, come ha ricordato durante la conferenza ò’Head of innovation & engineering della major britannica BP David Eyton: “Attualmente l’idrogeno grigio tradizionale costa circa 1 dollaro a Kg, la versione blu tra i 2 e i 3 dollari a Kg mentre l’idrogeno verde supera abbondantemente i 5 dollari a Kg. Inoltre è costoso anche trasportare l’H2, sia esso in forma liquida o gassosa, motivo per cui sarebbe forse più sensato – ha ipotizzato Eyton – immaginare di produrlo vicino ai centri di consumo, e non di doverlo movimentare attraverso lunghe distanze”.

I big dell’energia sono quindi ben consapevoli del percorso ancora lungo e non privo di ostacoli che l’economia dell’idrogeno deve compiere per esprimere le sue potenzialità, anche se sull’esito positivo ci sono pochi dubbi.

“Attualmente parliamo ancora di un mercato molto piccolo, ma lo scale-up prima o poi si verificherà. Ci vorrà però parecchio tempo prima che il business dell’idrogeno diventi grande abbastanza da iniziare ad avere un effetto reale su scala globale” ha concluso il CEO di Shell van Beurden.

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