Più spazio per l’idrogeno nell’Europa post-Covid: le parole del Vicepresidente UE Timmermans e del CEO di Snam Alverà
di Francesco Bottino
La necessaria fase di ricostruzione del tessuto economico europeo, da avviare al termine dell’epidemia di coronavirus, può essere un’occasione per imprimere nuovo vigore alle politiche comunitarie di tutela ambientale, valorizzando le fonti rinnovabili, idrogeno compreso?
Ne sono convinti in molti a Bruxelles, e anche in Italia. Il Vicepresidente Esecutivo della Commissione Europea Frans Timmermans il 16 aprile, al termine di una vide-conferenza con numerosi CEO di aziende europee, ha ribadito con un ‘cinguettio’ sul suo profilo Twitter il ruolo essenziale del Green Deal – il maxi programma di investimenti ambientali varato dalla Commissione nei mesi corsi – nella ricostruzione economica e finanziaria dopo la crisi dovuta al coronavirus.
Timmermans ha dettagliato in modo più articolato questa convinzione anche in un intervento, firmato insieme al fondatore e Presidente della Solar Impulse Fundation Bertrand Piccard e pubblicato di diversi quotidiani Europei (in Italia da La Stampa), intitolato “L’opportunità di ripartire dal Green Deal”.
Secondo i due autori dell’articolo, il post-Covid 19 offrirà l’occasione di ripensare il nostro modello economico, puntando su “una crescita di qualità, con un’economia circolare, sostenibile e altamente competitiva”, che consenta di rimpiazzare “la vecchia infrastruttura inquinante con una più moderna, pulita ed efficiente, in tutti i settori”. Non è vero che “il Green Deal è un lusso che non ci possiamo permettere”, ma anzi, per Timmermans e Piccard si tratta di “ una strategia di crescita che assicura anche la protezione dell’ambiente. Le energie rinnovabili e le tecnologie pulite costituiscono un’opportunità economica e industriale enorme”.
Nello scenario futuro immaginato dai due estensori dell’intervento c’è posto, ovviamente, anche per l’idrogeno, esplicitamente menzionato al fianco di eolico, solari, elettrico e biomasse. Un paradigma che per diventare realtà ha però bisogno di una serie di misure di sostegno, a partire da “un più agevole accesso al credito” fino a “investimenti e finanziamenti pubblici, in linea con l’accordo di Parigi, e norme ambientali favorevoli, che creino una domanda di mercato per queste soluzioni”.
Del fatto che l’idrogeno possa e debba avere più spazio nello scenario post-coronavirus è convinto anche il CEO di Snam Marco Alverà, alla guida di un’azienda tra le più ‘avanti’ nello sviluppo di soluzioni energetiche legate e questo combustibile.
“La fase post-emergenza può portare a un’accelerazione nelle transizione energetica europea, con una spinta alle rinnovabili e in particolare all’idrogeno” ha infatti dichiarato il manager italiano in apertura di un’intervista rilasciata nei giorni sempre a La Stampa.
Alverà, anch’egli convinto che il ‘reset’ economico imposto dall’epidemia di Covid-19 possa dare nuovo impulso al Green Deal europeo, ha quindi spiegato le ragioni che lo rendono un convinto sostenitore dell’idrogeno, complemento fondamentale (insieme al biometano) all’elettrico, che non potrà superare il 50% del mix energetico al 2050, ed è poi sceso nel dettaglio di quelli che sono i piani di Snam su questo fronte.
“Per quanto riguarda la produzione (di idrogeno; ndr) – ha infatti spiegato Alverà – puntiamo sul solare nel Sud Italia e in Nord Africa (nell’articolo de La Stampa non viene spiegato, ma è verosimile che il riferimento sia all’energia solare necessaria per la produzione di idrogeno ‘verde’ tramite elettrolisi; ndr) per poi trasportare l’idrogeno nel Nord dell’Europa con i nostri gasdotti”.
In questo scenario, secondo il CEO di Snam, “l’Italia può avere un ruolo centrale”.