Potenzialità, criticità e prospettive del metano sintetico: l’analisi dell’International Energy Agency
Quali sono i pro, e quali i contro, del metano sintetico, e che prospettive di sviluppo può avere questo combustibile generato dalla combinazione di idrogeno e CO2 nel corso dei prossimi decenni?
A questi interrogativi, e alle loro possibili risposte, la IEA (International Energy Agency) ha dedicato un capitolo specifico del suo ‘Gas Market Report, Q2-2023’, dossier appena pubblicato e consultabile a questo link.
Innanzitutto, l’agenzia sottolinea la complessità della value chain dell’e-metano, il cui processo produttivo parte utilizzando energia rinnovabile per generare idrogeno verde tramite elettrolisi, che viene poi combinato – attraverso due diverse tecnologie di metanizzazione – con una fonte di carbonio (tipicamente CO2 sequestrata e stoccata) per dar vito appunto al metano sintetico, che risulta avere caratteristiche chimiche e fisiche identiche a quelle del metano di origine naturale, e può quindi essere gestito sfruttando le infrastrutture già esistenti per il suo stoccaggio e trasporto, sia in forma gassosa (via pipeline) sia in forma liquefatta (navi per il trasporto del GNL, depositi costieri e rigassificatori).
Caratteristiche positive, a cui tuttavia – sottolinea la IEA nel suo dossier – fa da contraltare un livello di efficienza del processo produttivo decisamente basso: circa la metà dell’energia impiegata in input viene persa dispersa durante il processo di conversione in due fasi (produzione di H2 e metanizzazione).
Tutto ciò ha, ovviamente, un impatto diretto sui costi, che ad oggi risultano decisamente elevati e si aggirano nel range compreso tra 50 e 200 dollari a MBtu. Valori che mediamente sono del 70-160% più alti del costo dell’idrogeno utilizzato come base di partenza per il processo di metanizzazione, e che quindi potranno scendere – fino a 25-110 dollari ai MBtu entro il 2030, secondo la IEA – soltanto al traino di una forte riduzione dei costi dell’energia rinnovabile e quindi della produzione di H2 green.
Una dinamica che la stessa agenzia ha già previsto per i prossimi anni, e che potrebbe quindi portare il metano sintetico a raggiungere valori più ‘accettabili’.

E questa potrebbe essere una buona notizia poiché – come detto – l’e-metano ha proprietà identiche a quelle del metano naturale, e quindi può essere gestito, a differenza dell’idrogeno puro, attraverso le infrastrutture esistenti, con un evidente risparmio economico (pari all’ammontare necessario per realizzare, invece, condotte e depositi espressamente dedicati alla value chain dell’H2 in forma pura).
Discorso analogo anche per gli utilizzi finali: il metano sintetico potrebbe essere, secondo la IEA, un utile vettore energetico di transizione poiché potrebbe essere utilizzato fin da subito in tutte quelle filiere, dalle industrie hard to abate ai trasporti, che già oggi impiegano il metano naturale, senza la necessità di effettuare investimenti ingenti in mezzi o equipment. La sua diffusione, però, abiliterebbe lo sviluppo della value chain dell’H2 green (che dell’e-metano è una delle materie prime), a cui potrebbe in un secondo momento cedere la scena, una volta che l’idrogeno sarà effettivamente prodotto su larga scala e ampiamente disponibile.
Non è una caso, infatti, che il Giappone – come viene sottolineato nel dossier della International Energy Agency – abbia deciso di puntare in modo massiccio su questo combustibile: il Governo di Tokyo prevede di poter ottenere un calo del costo del metano sintetico fino a 25 dollari a MBtu entro il 2030, quando questo combustibile dovrebbe coprire l’1% dell’energy mix nazionale (0,28 milioni di tonnellate annue), per poi raggiungere il valore di 10 dollari a MBtu entro il 2050, quando invece l’e-metano dovrebbe attestarsi al 90% del mix energetico nipponico (25 milioni di tonnellate annue).
Ma anche in Europa c’è chi sta lavorando per favorire la diffusione del metano sintetico, a partire da TES H2, l’azienda tedesca guidata dall’ex-CEO di Snam, il manager italiano Marco Alverà, che sta realizzando nel porto di Wilhelmshaven un terminal per l’import di idrogeno green proprio sotto forma di metano sintetico, da distribuire a beneficio dei principali cluster industriali nordeuropei.