RSE (centro studi del Gestore dei Servizi Energetici) analizza gli scenari di penetrazione dell’idrogeno nel mercato italiano

Un’approfondita analisi dello stato dell’arte dell’idrogeno, in Italia e in Europa, e una dettagliata previsione, declinata in differenti scenari, del ruolo che l’H2 potrà svolgere nel percorso di decarbonizzazione del Belpaese.

Su questo, e in verità su molto altro, si concentra la vasta, quanto densa di dati e informazioni, monografia sull’idrogeno appena pubblicata da Ricerca sul Sistema Energetico – RSE Spa, centro studi interamente controllato dal Gestore dei Servizi Energetici Spa, a sua volta società pubblica diretta emanazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il dossier – che vale certamente una lettura completa e approfondita (è consultabile a questa pagina) – affronta numerosi aspetti relativi alla filiera dell’idrogeno fotografando la situazione attuale e soprattutto fornendo precise indicazioni riguardo il futuro sviluppo di questa industria.

Tra alcuni degli spunti di maggior interesse, un’approfondita analisi dei costi dell’idrogeno verde, che secondo RSE diventerà competitivo non prima del 2030, e più in particolare tra il 2035 e il 2040, quando si esplicheranno in modo compiuto, e combinato, gli effetti di una overgeneration strutturale di energia da fonti rinnovabili e di una riduzione dei costi degli elettrolizzatori sia PEM che alcalini, che dovranno raggiungere un valore di 200 euro a Kw per rendere l’H2 green competitivo con quello grigio.

Altrettanto significativo appare il potenziale di penetrazione dell’idrogeno nel sistema economico italiano, tracciato immaginando un contesto di decarbonizzazione pressoché totale al 2050.

In tale scenario, nel settore dei trasporti il report stima una domanda di idrogeno di 7 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), che sale fino a 8 Mtep se si considerano anche i combustibili sintetici derivati dall’H2. Questo fabbisogno deriverà in misura prevalente dal trasporto merci su gomma (tra il 69% e il 74%) con ricorso alla tecnologia delle celle a combustibile, seguito dagli autoveicoli privati e dai veicoli commerciali leggeri (il 28%).

Per quanto riguarda invece il consumo di idrogeno dell’industria, la forchetta individuata da RSE è piuttosto ampia va da 0,4 a 1,2 Mtep, la maggior parte del quale verrebbe richiesto dal settore siderurgico, che potrebbe decarbonizzarsi sostituendo il ciclo integrato con acciaio pre-ridotto e forni a idrogeno (DRI-H2 – direct reduced iron with hydrogen).

Infine, per quanto riguarda gli utilizzi in ambito civile, il consumo resta inferiore a 0,5 Mtep in tutti gli scenari considerati, e sarebbe destinato principalmente all’immissione di H2 nelle rete del gas, in miscela con metano o bio-metano nell’ordine del 10-15%.

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