Sardegna, acciaio, navi e treni: i progetti ad H2 che l’Italia vuol candidare al Recovery Fund
di Francesco Bottino
Nell’attuale lista dei progetti italiani potenzialmente candidati al Recovery Fund europeo ce ne sono alcuni che riguardano l’idrogeno, ma sembrerebbero essere solo 4, su oltre 557 in totale, per un valore di poco più di 530 milioni di euro rispetto alla cifra complessiva di 677 miliardi.
Sono i numeri forniti dal Corriere della Sera, che spiega come si tratti ancora di una lista provvisoria, dato che all’Italia spetteranno al massimo 209 miliardi di fondi europei. Il Governo dovrà quindi scegliere, tra queste quasi 600 proposte, quelle meritevoli di entrare nell’elenco finale che il prossimo gennaio verrà poi inviato a Bruxelles.
Non è detto quindi che i 4 progetti che riguardano diversi aspetti della filiera dell’H2 ‘resistano’ tutti fino alla fine della procedura. Al momento, comunque, nell’elenco – pubblicato dal quotidiano di Via Solferino – ci sono: si tratta di iniziative relative ai settori power, siderurgico, trasporti marittimi e ferroviari.
Nel dettaglio, il primo progetto riguardante l’idrogeno che si incontra scorrendo l’attuale lista è denominato “SH0RE – Sardinia Hydrogen ecosystem on Zero-emission Renewable Energy”, è proposto dal Ministero dello Sviluppo Economico, ha un valore di 20 milioni di euro, una durata prevista di 5 anni e ha come obbiettivo principale “la creazione, l’avvio e la dimostrazione di una H2 Valley green in Sardegna, che copra l’intera catena del valore: la produzione di idrogeno rinnovabile, la distribuzione attraverso una pipeline dedicata fino all’utente finale e applicazioni nella mobilità, energia e industria. L’ecosistema SH0RE sarà il primo del suo genere in Italia e nel Mediterraneo con la copertura delle tecnologie end-to-end di idrogeno integrate in un approccio olistico dedicato alla progressiva decarbonizzazione dell’isola”.
E’ sempre il MISE a proporre anche il secondo progetto legato all’H2, che vale 10 milioni, ha una durata di 4 anni e si chiama “SIRIO – Siderurgia basata sull’idrogeno ed il riusco del carbonio”. L’obbiettivo è chiaro, anche se non sono presenti molti altri dettagli. Nel documento, infatti, si legge solo una generica spiegazione circa la necessità di decarbonizzare l’economia italiana tramite “la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per l’impiego sicuro ed efficiente delle fonti rinnovabili, l’uso e la conversione di combustibili convenzionali a basse emissioni di carbonio. La transizione energetica in atto avviene attraverso una logica di risorse energetiche distribuite con l’evoluzione verso processi industriali sempre più sostenibili, anche grazie all’utilizzo di sistemi di accumulo termochimico e l’uso efficiente di vettori energetici come l’elettricità e l’idrogeno. Le principali industrie ad alto consumo di energia e ad alte emissioni di carbonio (e.g. acciaio, ferro e cemento) fanno dell’Italia la seconda economia in Europa”.
Il terzo progetto è proposto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed è quello più corposo, almeno in termini economici: vale infatti 500 milioni di euro e ha una durata di 5 anni. Il suo obbiettivo è quello di arrivare a un “rinnovo del 20% della flotta di navigazione di continuità territoriale con modelli più sostenibili sotto il profilo ambientale (elettrici, metano, idrogeno) sull’intero territorio nazionale ( in base a mix traghetti – mezzi veloci scelto)”.
Infine è ancora il MIT l’amministrazione proponente del quarto ed ultimo progetto relativo all’utilizzo di idrogeno tra i quasi 600 inclusi nella lista pubblicata da Il Corriere della Sera. La sua denominazione, per la verità piuttosto articolata, è “Riduzione del gap strutturale e tecnologico nel settore del Trasporto ferroviario regionale (su infrastruttura secondaria) nell’ambito del contesto nazionale (Nord-Centro vs.Sud o Italia vs. Europa)” ed evidentemente riguarda il trasporto ferroviario, ponendosi i seguenti due obbiettivi: “L’incremento della sostenibilità ambientale e l’abbattimento dell’età media della flotta dei treni per il trasporto regionale italiano mediante acquisizione di unità di elettroreni con locomotiva elettrica e semipilota; l’innovazione della flotta dei treni per il trasporto regionale italiano mediante l’acquisizione di rotabili ad idrogeno”.
Il suo valore è di 1 milione di euro e la durata prevista di 5 anni.
Evidentemente, non si esaurirà in questi soli 4 progetti, la cui previsione di spesa aggregata supera di poco i 500 milioni di euro, la strategia del Governo italiano sull’idrogeno, visto che proprio questa mattina il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato che l’H2 avrà un ruolo molto importante nel revovery plan italiano e che il Governo su di esso ha intenzione di investire analogamente a quanto stanno facendo gli altri Paesi europei come Francia e Germania (che, è bene ricordarlo, hanno stanziato per lo sviluppo della filiera nazionale dell’idrogeno rispettivamente 7 e 9 miliardi di euro).