Unem presenta alla Camera la raffineria del futuro: e-fuels prodotti da idrogeno e CO2
L’idrogeno – in tutte le sue varianti, a partire da quella blu generata tramite steam reforming del metano e cattura della CO2 – sarà fondamentale per decarbonizzare l’economia europea, e potrà essere usato come materia prima da cui ricavare, combinando la molecola di H2 con quella dell’anidride carbonica catturata da altri processi, combustibili liquidi a basso contenuto di carbonio. Un ciclo a cui si dovranno convertire le raffinerie, abbandonando progressivamente il petrolio e ricavandosi così un proprio ruolo anche nello scenario energetico del futuro.
E’ questo l’orizzonte delineato dal Presidente di Unem – la ex Unione Petrolifera – Claudio Spinaci nella sua ultima audizione in Commissione Attività Produttive della Camera.
Spinaci ha innanzitutto ribadito che, “mentre taluni settori ritengono che per lo sviluppo di un Piano nazionale si debba prendere in considerazione solo l’idrogeno verde, escludendo fin da subito qualunque riferimento all’idrogeno blu”, l’associazione da lui guidata ritiene invece che per l’avvio di una economia low-carbon basata anche sull’H2 “sia imprescindibile l’impiego iniziale di idrogeno blu la cui disponibilità in quantitativi idonei può concretizzarsi in tempi molto più rapidi e con costi inferiori rispetto a quello prodotto da elettrolisi”.
Per quanto riguarda l’impiego dell’idrogeno nei trasporti, oltre che per alimentare le fuel cell e i motori a combustione interna, “soluzioni che meritano di essere studiate e sviluppate” ma che al momento “trovano limiti tecnici ed economici, nonché infrastrutturali”, Unem propone di utilizzarlo “in sintesi con la CO2, e in alcune applicazioni con l’azoto, per produrre carburanti liquidi a contenuto nullo di carbonio, i cosiddetti e-fuels”.
Questo tipo di carburanti, ricorda l’associazione, producono emissioni di CO2 prossime allo zero e hanno il grosso vantaggio di essere utilizzabili “senza alcuna modifica sul parco circolante nei settori del trasporto aereo, marittimo e stradale”, e inoltre, per la loro distribuzione, “non è richiesto alcun adeguamento del sistema logistico oggi dedicato ai carburanti tradizionali”.
Per sviluppare questo tipo di tecnologie, il cui ruolo è riconosciuto anche nel PNRR, “Unem ha anche avviato, con Innovhub e il Politecnico di Milano, uno studio di fattibilità per la realizzazione di un impianto dimostrativo che servirà poi a valutare meglio le caratteristiche chimico-fisiche dei prodotti, utilizzandoli in prove sperimentali su strada”.

In questo scenario, il sistema industriale della raffinazione “evolverà verso modalità produttive ove il petrolio, come materia prima, verrà gradualmente sostituito da altre cariche quali biomassa, rifiuti e CO2”. Un processo che coinvolgerà anche i fornitori, “favorendo l’evoluzione delle loro competenze e creando nuove specializzazioni volte a favorirne la penetrazione anche nei mercati internazionali” e renderà le raffinerie degli hub energetici in grado di operare all’interno dei cluster industriali “fornendo una gamma di energie e prodotti a basse emissioni di carbonio (per i trasporti, per la petrolchimica, calore per gli usi civili, ecc.), svolgendo un ruolo chiave nella gestione delle emissioni di CO2 all’interno di tali cluster, implementando schemi comuni di CCS e di CCU e producendo idrogeno ‘clean’ e ‘lowcarbon’ ”.
E’ questo lo scenario evolutivo a cui tendere, secondo Unem che però mette in guardia sulla necessità di adeguare il quadro normativo, il cui ruolo è essenziale “per lo sviluppo dell’idrogeno e dei low carbon liquid fuels”.